La Toyota e quell’addio: ecco perché ha lasciato la F1 tanti anni fa

Uno dei marchi che ha lasciato la F1 negli anni Duemila è la Toyota, che ha corso per tanti anni nel Circus. Ecco i motivi dell’addio.

Quella della Toyota in F1 è stata un’avventura che ha incontrato pochissima fortuna, visto che tra il 2002 ed il 2009, anni di permanenza nella massima formula, non è arrivata neanche una singola vittoria. Sono pochi i costruttori ufficiali che hanno fatto peggio, e non c’è da sorprendersi che alla fine arrivò il ritiro da questa categoria.

Toyota F1 con Trulli nel 2005 (ANSA)
Toyota F1 con Trulli nel 2005 (ANSA)

Tuttavia, non si può certo dire che il marchio nipponico non investì parecchio, ma lo fece nei modi più sbagliati possibili. All’epoca, la competizione era impressionante, visto che erano coinvolte tantissime case, molte più di oggi. La Ferrari se la doveva vedere con la Renault, la McLaren-Mercedes, la Williams-BMW, la Honda e la stessa Toyota, la quale uscì con le ossa rotte da questo confronto.

La casa giapponese assunse anche piloti di grande talento nel corso della sua avventura, alternati a giovani molto interessanti che però si sono poi persi per strada. Nelle prossime righe, analizzeremo il calvario di questo costruttore, che basava la sua sede europea a Colonia, in Germania, dove il reparto sportivo c’è ancora oggi.

Toyota, una valanga di soldi spesi malissimo

La Toyota debuttò in F1 nel 2002, pochi anni dopo l’addio all’endurance datato 1999, quando la mitica ma sfortunata GT One andò in pensione. La coppia scelta per l’esordio assoluto fu composta da Allan McNish e Mika Salo, i quali cercarono di fare il massimo con una monoposto non certo competitiva.

Il finlandese portò subito a punti la casa del Sol Levante, chiudendo sesto al GP d’Australia del 2002, dopo un gran duello con il debuttante Mark Webber, eroe locale sulla Minardi. I primi anni furono difficili e non arrivò neanche un podio, ma nel 2005 si decise di fare uno step notevole.

Vennero ingaggiati Jarno Trulli e Ralf Schumacher, con il pilota italiano che chiuse secondo il Gran Premio della Malesia, ribadendo poi questo risultato subito dopo in Bahrain. Ad Indianapolis, l’abruzzese piazzò la prima pole position di questo marchio, ma non potè sfruttarla visto che tutti i gommati Michelin dovettero ritirarsi per i problemi di sicurezza sulle mescole.

Schumacher piazzò il miglior tempo in qualifica anche in Giappone, sulla pista di Suzuka, ma la vittoria sfuggì anche in quel caso. Dopo un ottimo 2005 chiuso al quarto posto tra i costruttori, il 2006 segnò il ritorno nel baratro, confermato anche dal biennio successivo. Il 2009, con la rivoluzione regolamentare, venne visto come ultima spiaggia, ma anche il quel caso furono più delusioni che gioie.

I vertici della casa giapponese decisero così di chiudere il programma, con la TF110, la macchina per la stagione 2010, che era già stata preparata, e che venne data alla Pirelli per i test sulle gomme che avrebbero debuttato l’anno seguente. In sostanza, il ritiro fu causato da due motivazioni.

La prima era la carenza di risultati, ma c’è da dire che anche la crisi economica scoppiata nel 2008 fece la sua parte, portando anche la Honda a mollare tutto. Nonostante questo, il colosso giapponese seppe reinventarsi nell’endurance e nei rally, dove stanno arrivando ottimi risultati in queste stagioni.

Il grande successo nell’endurance di questi anni

La Toyota è stata uno dei più grandi flop nella storia della F1, ma non si può dire lo stesso per quello che riguarda il mondo delle gare di durata. Nel 2012, la casa nipponica entro nel FIA WEC, ovvero il mondiale endurance, iscrivendo due vetture alla 24 ore di Le Mans di quell’anno.

Le prime esperienze furono complesse, ma le soddisfazioni arrivarono nel 2014. Con 5 vittorie su 8 gare, il marchio del Sol Levante riuscì a battere Audi e Porsche vincendo i titoli piloti e costruttori, anche se il sogno Le Mans continuò a sfuggire. Nel 2016, quando mancava un giro al traguardo, la TS050 Hybrid di testa si ritirò per un problema tecnico, ed anche nel 2017 ci fu un’altra beffa.

Toyota GR010 Hybrid (ANSA)
Toyota GR010 Hybrid (ANSA)

Con il ritiro delle case tedesche, la squadra nipponica dominò la scena per 5 anni di fila tra il 2017 ed il 2022, ma ora dovrà fronteggiare tantissimi rivali, a cominciare dalla Ferrari. La prima tappa di Sebring ha visto le GR010 Hybrid fare un sol boccone della concorrenza, e proprio in questi giorni si corre la seconda gara a Portimao. Vedremo se gli avversari si faranno sotto o se questo dominio proseguirà ancora.

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