Marc Marquez è finito nell’occhio del ciclone per quanto fatto a Portimao, ed un grande manager della MotoGP non gli fa sconti.
Sono settimane ad alta tensione per il mondo della MotoGP, che nel frattempo si sposta verso Austin dove si correrà il Gran Premio delle Americhe. Il tracciato disegnato da Hermann Tilke è entrato in calendario nel 2013 dopo il debutto in F1 dell’anno precedente, e si tratta, a detta di tutti, di uno degli impianti più belli, difficili e tecnici del calendario.
Quella del Texas è la pista preferita da parte di Marc Marquez, che qui ha vinto ininterrottamente dal 2013 al 2018, per poi fare un sol boccone degli avversari anche nel 2021. Da parte sua, sono arrivate dunque 7 vittorie in 9 edizioni, un rendimento da rullo compressore, ma con la Honda di oggi e la possibilità di dover scontare un doppio long lap penalty non sarà facile tornare sul gradino più alto del podio.
Marquez è sotto accusa per la manovra fatta a Portimao, quando è franato addosso all’Aprilia del team RNF condotta da Miguel Oliveira, che ha costretto entrambi a saltare il round dell’Argentina per infortunio. Il nativo di Cervera ha esagerato come suo solito, ed ora è costretto ad osare ancor di più per via di una Honda che è tutt’altro che competitiva.
L’otto volte iridato è stato criticato da tantissimi esperti ed addetti ai lavori, nonché da alcuni suoi colleghi, che hanno chiesto sanzioni ben più dure per rallentare la sua foga. Nelle ultime ore, altre parole molto dure sono arrivate da un manager italiano, che di certo non le manda a dire quando parla.
MotoGP, Carlo Pernat durissimo contro Marc Marquez
Carlo Pernat è un personaggio di spicco della MotoGP, uno di quelli che ancora vale la pena ascoltare, sapendo che dalla sua bocca non provengono mai banalità. Intervistato da “Tuttosport“, l’attuale manager di Enea Bastianini ha criticato la Sprint Race, ma soprattutto si è scagliato contro Marc Marquez.
Ecco le sue parole: “Senza di lui in pista, la MotoGP era divenuto uno sport più tranquillo. In passato, non era un pilota corretto quando andava in pista, ma se c’è la volontà di continuare in questo modo, c’è il serio rischio che prima o poi uccida qualcuno. I piloti, ora, non lo sopportano più, ed era così anche negli ultimi anni per quello che ha fatto con Valentino Rossi nel 2015, ha infranto regole non scritte che sono presenti tra i rider“.
Pernat ha detto la sua senza troppi giri di parole, ma è chiaro che in questa situazione lo stesso Marc non sia certo in un momento facile. La sua Honda non è competitiva, e per cercare di sopperire al suo scarso potenziale, il nativo di Cervera forzi troppo la mano. Ed a questo punto i dubbi aumentano.
Un metodo di guidare che pone di fronte a dei dubbi
La MotoGP è uno sport pericoloso, ben più rispetto alla F1. Quando si va su due ruote, ed oltre alla storia, anche la logica lo insegna, i rischi sono sempre ben maggiori. Marc Marquez sta guidando in maniera fin troppo rischiosa, e questo è un qualcosa che andrà limitato in un modo o nell’altro.
Il nativo di Cervera è però un pilota nato per vincere, che non accetta di stare dietro o di accontentarsi di un piazzamento. Quelli come lui tenderanno sempre a prendersi quel rischio in più per stare davanti, e siamo sicuri che nulla cambierà questo suo approccio al mondo delle corse, né ora né mai.
Ci sono molte discussioni in ballo sul doppio long lap penalty che dovrà scontare ad Austin, contro il quale la Honda ha fatto ricorso, ma è chiaro che una penalità non potrà cambiare il metodo di guidare di un pilota. A questo punto, è bene porsi una domanda: occorre accettarlo per ciò che è, pregando la dea bendata in ogni situazione, o serve intervenire in maniera drastica con una squalifica o un qualcosa di ancor più duro?
Ovviamente, la risposta non dobbiamo darla noi, ma la sensazione è che sino ad oggi le cose siano andate sempre fin troppo bene, e che basta una distrazione di troppo un angolo d’impatto sfavorevole, che la catastrofe può scoppiare in un amen. Ed in quel caso, tutti diranno che non si era fatto abbastanza in precedenza, quando si poteva agire.