L’Agenzia delle Entrate è finita al centro del ciclone a seguito di un furto da parte di un suo dipendente. La cifra sarebbe stata destinata ai rimborsi dei contribuenti.
Lo scorso 20 marzo 2023, l’Agenzia delle Entrate ha visto un suo dipendente, un cassiere, essere raggiunto da un’ordinanza della Guardia di Finanza in cui si sancivano delle misure restrittive, specificatamente arresti domiciliari.
L’indagine eseguita dalla Guardia di Finanza riguarda reati di peculato, accesso abusivo a sistemi informatici, falsità ideologica, falsità commesse da pubblici impiegati incaricati di un servizio pubblico e falsità materiale commessa da pubblico ufficiale. Per questi reati, la Procura ha chiesto di stabilire la misura cautelare, disposta poi dal giudice.
Oltre alla misura cautelare per il dipendente dell’Agenzia delle Entrate, si è anche disposto un sequestro preventivo per una cifra di circa 230.000 euro. Vediamo, dunque, come operava il dipendente e come sono iniziate le indagini.
Caso da 230.000 euro per l’Agenzia delle Entrate: come operava il dipendente
L’attività illecita del dipendente, secondo quanto riportato dal sito GenovaToday, era suddivisa su varie fasi ma si concentrava soprattutto sui moduli RE1, utili per procedere alla richiesta di un rimborso. Ecco qual era il presunto modus operandi del cassiere dell’Agenzia delle Entrate:
- In alcune situazione, il dipendente faceva firmare ad alcuni contribuenti i moduli RE1 senza poi andare ad erogare la cifra richiesta e andando ad aggiornare il sistema con informazioni false;
- In altre circostanze andava a simulare i rimborsi dopo essere entrato negli applicativi. Prima passava alla verifica della presenza di titoli di rimborso, successivamente si procurava, tramite documentazioni precedenti, codice fiscale e copia del documento del contribuente che era all’oscuro di tutto. Con questi dati andava a compilare i moduli RE1 con false attestazioni di rimborso, infine intascava la cifra.
L’indagine dopo la denuncia dell’Agenzia
L’indagine da parte della Guardia di Finanza è partita a seguito di accertamenti eseguiti dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione. L’ente, infatti, ha presentato denuncia dopo aver certificato tante irregolarità nella gestione dei rimborsi dei contribuenti. Tale denuncia ha portato gli agenti della Guardia di Finanza ad accertare più di 420 operazioni per un totale di circa 230.000 euro.
Sono state proprio le verifiche dell’ente a portate in luce delle anomalie su somme in “eccedenza“. In pratica, il cassiere intascava i rimborsi dei contribuenti o su quelle cifre che erano state versate per errore e, quindi, non più da versare oppure non erano da erogare grazie ai provvedimenti di sgravio o di stralcio o rottamazione.
Dalla denuncia e l’inizio delle indagini, si sono attivati lavori investigativi da parte della polizia economica-finanziaria. Con delle intercettazioni audio e video si sono monitorate alcune operazioni di rimborso simulate che andavano ad essere concluse con il prelievo dei contanti dalla cassa da parte del dipendente. Dopo tale monitoraggio gli agenti hanno eseguito una perquisizione a casa dell’indagato scoprendo la presenza di 67.000 euro e varie monete d’oro.