Molti nuclei familiari sono in confusione a causa della sospensione reddito di cittadinanza. Tra le ragioni c’è l’ISEE.
Con la formazione della Legge di bilancio 2023 sono state introdotte diverse novità che riguardano il Reddito di cittadinanza. Dopotutto, l’obiettivo del Governo è quello di eliminare gradualmente il sussidio di povertà.
Per questo motivo, molti nuclei familiari sono andati in confusione quando si sono accorti che gli era stato sospeso il Reddito di cittadinanza.
Sebbene le modalità di accesso al sussidio di povertà, gli obblighi e la durata dello stesso siano stati modificati, non è detto che la sospensione del reddito di cittadinanza sia legato a questi fattori.
Infatti, è probabile che un errore che ha a che fare con l’ISEE e il nucleo familiare possa determinare la sospensione del reddito. Scopriamo come accorgersi di quest’errore e cosa fare per rimediare.
Sospensione Reddito di cittadinanza: che caos!
Alcuni nuclei familiari percettori di Rdc sono andati in ansia a causa della sospensione del sussidio. Di fatto questi cittadini, accedendo alla propria area riservata sul sito dell’Inps hanno scoperto la sospensione del reddito.
Tuttavia, nelle pratiche relative al reddito è anche indicato che il problema ha a che fare con il nucleo e l’ISEE da verificare.
Potrebbe essere accaduto che a causa del ritardo nel controllo dei requisiti da parte di molti Comuni, l’INPS si sia vista costretta a sospendere, in via preventiva, l’erogazione mensile. Di fatto, amministrazione comunale hanno il compito di effettuare il controllo dei requisiti dei beneficiari e comunicare tali informazioni all’istituto previdenziale.
Di conseguenza, quando i Comuni avranno effettuato i controlli necessari e attestato la presenza dei requisiti previsti dalla disciplina, l’INPS provvederà a sbloccare le ricariche. In tal caso, il beneficiario riceverà anche gli arretrati.
Ovviamente, in caso di esito negativo dei controlli, l’Rdc non sarà sbloccato e si provvederà alla revoca definitiva.
La procedura può durare dai 30 ai 60 giorni. Purtroppo non c’è nulla che si possa fare: le famiglie devono attendere i tempi necessari per l’esecuzione dei controlli.
In particolare, il problema riguarda il controllo dei requisiti anagrafici dei componenti del nucleo familiare. Dopotutto, per percepire il reddito è necessario essere cittadino italiano, cittadino comunitario o extracomunitario con permesso di soggiorno. Ma è necessario essere residenti in Italia da almeno dieci anni, di cui gli ultimi due in maniera continuativa.
In sostanza, i Comuni devono controllare le suddette condizioni. Ovvero che i documenti indicati dei cittadini al momento della presentazione della domanda corrispondano al vero.
Per portare a termine i controlli gli Uffici dell’anagrafe, del Ministero del Lavoro e dell’INPS hanno fino a 45 giorni di tempo. Tuttavia, questo lasso di tempo potrebbe prolungarsi nel caso in cui debba essere coinvolto anche un altro Comune di precedente residenza del beneficiario oppure la Questura.