Manca sempre meno all’ingresso nel panorama del gas del price cap. La nuova svolta desta non poche preoccupazioni, ecco il motivo.
Sono stati mesi di fortissima discussione per quanto riguarda il price cap al gas russo. Dopo vari tira e molla, alla fine, si è arrivati, in un certo senso, alla decisione finale. La Comunità Europa ha deciso, al fine di contrastare i prezzi sempre più alti, di implementarlo definitivamente.
Sul tetto al prezzo del gas ci sono state varie discussioni circa l’effettiva efficacia del provvedimento. Riflessioni avvalorate dal fatto che gli esperti hanno sottolineato che tale capovolgimento potrebbe generare una certa instabilità finanziaria. Tale instabilità sarebbe problematica sia per le finanze dei consumatori sia per i conti pubblici.
Se da una parte questa decisione sta portando sempre più interrogativi, dall’altra si è segnalato un generale calo delle bollette. Una buona notizia per i contribuenti che, però, ora vedono un allarme lanciato sugli effetti del price cap. L’avviso è stato lanciato dall’Agenzia Ue per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia e l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati.
Gas, possibili rischi per il price cap: i timori dall’Europa
I due enti europei sono scesi in campo per mostrare tutte le preoccupazioni che il possibile price cap potrebbe dare vita. L’Esma, ad esempio, ha indicato come chi è dentro il mercato potrebbe agire in modo diverso in caso di prezzo vicino al limite di 180 euro al megawattora. Questi comportamenti, sottolinea l’Autorità, potrebbero dare vita a situazioni nuove ed improvvise. Scenari che potrebbero avere un impatto deciso sulla condotta ordinaria dei mercati e, di conseguenza, sulla stabilità finanziaria.
La stessa preoccupazione è stata condivisa anche dall’Agenzia Ue. Per l’Acer, gli operatori del mercato potrebbero mettere in luce i contratti ‘over the counter’ o rivolgersi ai mercati del gas che si trovano fuori dalla zona europea. Entrambe le soluzioni, continua l’Acer, sarebbero intraprese per aggirare il tetto imposto. In caso, ci si ritroverebbe in una situazione in cui si dice addio al Ttf, alla Borsa energetica di Amsterdam e con contratti che non sarebbero coperti da nessun tetto.
Per le agenzie, il rischio maggiore è che il mercato della zona europea palesi meno liquidità di quella prevista. Cosa che inciderebbe, e non di poco, sulle società che vendono questi servizi. Conseguenze che sarebbero talmente gravi da portare alla chiusura definitiva. Cosa già avvenuta in Germania e in altri Paesi. Effetti negativi che ci sarebbero anche sui conti pubblici con una forbice che si allargherebbe sempre di più. La Germania, nel mese di dicembre, ha eseguito un investimento da 45,5 miliardi di euro per salvare Uniper e Sefe, questa era la filiale in terra tedesca di Gazprom.
La situazione del price cap
Il processo è ormai innescato e il tetto sarà in vigore dal 15 febbraio 2023. La sua entrata in scena sarà possibile in caso in cui il Ttf di Amsterdam vada a superare i 180 euro per megawattora per 3 giorni. In questo momento si viaggia su una linea di 70 euro per megawattora. Una riduzione interessante e che può portare ad un -30% in bolletta. Per alcuni, tale calo è dovuto al tetto sul gas mentre per l’agenzie non sarebbe affatto così. Per loro, la riduzione era già segnata dall’andamento del mercato dati gli stoccaggi pieni e la lenta reazione dell’industria. Insomma, per sapere se questo tetto darà i suoi frutti dovremmo attendere la sua posizione attiva.