Buone notizie per gli anziani, arriva l’assegno universale: di cosa si tratta?

L’esecutivo presente ha dato il via libera al Ddl delega con la riforma che mette in atto la misura di assistenza per gli anziani. Al suo interno una nuova prestazione, ecco i dettagli sull’assegno universale anziani.

È un periodo molto intenso per quanto riguarda il governo Meloni. Con il via libera al Ddl delega cambia l’indennità di accompagnamento in base ad un assegno unico universale per gli anziani che vivono in una condizione non autosufficiente.

Assegno universale anziani
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Il disegno legge delega Anziani era già stato strutturato dal precedente esecutivo, quello governato da Mario Draghi, e ora il governo Meloni ha dato il suo ok anche se il Ddl presenta alcune modifiche rispetto allo stato iniziale. La misura indicata va, come detto, verso gli anziani fragili o che dipendono dagli altri e parla di un miglioramento dell’assistenza verso di loro.

Questa nuova misura si muove nella stessa direzione dell’assegno unico per i figli: in sintesi, la nuova modalità andrebbe ad integrarsi nella prestazione economica che si lega all’accompagnamento. Questo assegno universale anziani spetta solo se la condizione viene certificata e, dopo la dovuta domanda, viene erogata. Ma vediamo meglio i dettagli di questa complessa misura.

Assegno universale anziani, come funziona? Tutte le novità

Questa riforma potrebbe avere un deciso impatto sul settore sanitario, socioassistenziale e previdenziale e che pone l’accento, potenzialmente, su circa 14 milioni di italiani di cui 3,8 vivono una condizione di vita non autosufficiente. Questi numeri, inoltre, sembrano destinati ad aumentare entro il 2030.

L’assegno universale diretto agli anziani andrà ad inglobare l’indennità di accompagnamento e altri tipi di sostegno. Questo prenderà corpo grazie allo stanziamento di un “Fondo per la prestazione universale per gli anziani non autosufficienti” che farà parte del ministero del Lavoro. Il Fondo sarà finanziato dai risparmi della spesa sanitaria che si genereranno a seguito del rafforzamento domiciliare, da altre indennità e dalle risorse previste dalla legge di Bilancio.

L’attuale esecutivo, dunque, ha proseguito la strada tracciata dal precedente governo che ha strutturato la misura con l’aiuto di 52 organizzazioni che sono all’interno del Patto per la non autosufficienza. Questa riforma ha come obiettivo lo snellimento delle procedure che vanno a certificare la situazione di gravità, in merito non ci saranno 5 o 6 valutazioni ma solo una nazionale e una regionale.

Il coordinamento della misura

La misura sarà gestita dal nuovo Comitato interministeriale per le politiche che lavorano per la popolazione anziana, Cipa, con a capo il Premier o su delega il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali. A loro il compito di mettere in campo un nuovo sistema assistenziale tramite due piani triennali: il primo riguarda l’invecchiamento attivo, inclusione a livello sociale e prevenzione della fragilità in età anziana; mentre il secondo è un piano a livello nazionale per assistenza e cura della fragilità e di chi non è autosufficiente, sempre nella fascia degli anziani.

L’obiettivo del Cipa è quello di creare maggiore fluidità tra Leps e Lea, rispettivamente livelli essenziali delle prestazioni sociali e sanitarie, la definizione del sistema per questo tipo di popolazione che deve nascere tramite collaborazione con Comuni, Asl, distretti sanitari, settori del territorio sociali e assessorati regionali. Tale novità fa seguito con quelle realizzate qualche settimana fa in merito ai permessi della legge 104.

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