L’inflazione sempre più alta sta causando non pochi problemi ma il biennio 2023-2024 si prospetta positivo. L’annuncio arriva dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio.
Il 2023 si è aperto con un dato dell’inflazione decisamente alto, lo stesso che ha portato un aumento in tutti i settori possibili. Attualmente, però, la grande crescita sembra stia rallentando sempre più fino ad avvicinarsi ad una progressiva flessione.
L’aggiornamento sul biennio 2023/2024 arriva dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio che ha dato scenari a dir poco positivi in tal senso. La nota, però, ha anche messo in luce una situazione macroeconomica dell’economia italiana che molti considerano ancora incerta.
Al momento, i consumatori stanno palesando un’evidente perdita del potere d’acquisto. Per quest’anno sembra essere confermato il rallentamento allo 0,6% con un +3,9% dell’anno scorso. Per il 2024, invece, la percentuale potrebbe toccare l’1,4% con uno 0,1 punti percentuali, numeri che rientrano in un’ipotesi di miglioramento dello scenario politico internazionale. Le stime, però, sono in linea con quelle esposte dal governo e che vengono nel prossimo anno la Nadef con un +1,9%.
Inflazione, ancora presente ma in flessione: prezzi e risparmi
Dall’Upb si evidenzia come già dagli ultimi mesi del 2022 il picco inflattivo sia stato lasciato alle spalle anche se la percentuale sarà ancora oltre il 2% nel 2024. Il calo, sottolinea l’Ufficio, è dovuto ad elementi che possono cambiare rapidamente, come l’ambito energetico mentre l’inflazione di base continua la sua marcia al rialzo.
Sui prezzi, quindi, permane uno scenario sostenuto rispetto alla crescita dei salari andando, quindi, ad incidere pesantemente sul potere di acquisto e, di conseguenza, si andrebbero ad intaccare i risparmi dei consumatori. Già lo scorso autunno, infatti, i consumi alti sono stati finanziati dai risparmi delle famiglie, una spesa cresciuta lo scorso anno più di 4 punti percentuali. Per il biennio prossimo, invece, andrebbe a crescere solo di 1 punto e anche in questo caso le fasce basse sarebbero quelle più toccate dall’inflazione.
Gli investimenti, sempre secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, subirebbero dei rallentamenti soprattutto lato esportazioni mentre l’occupazione, in crescita dello 0,5% in questo 2023, andrebbe ancora di più a crescere nel 2024, andando persino a raddoppiare. Un cambiamento in positivo dovuto ai programmi presenti nel Pnrr.
Gli elementi di incertezza e il rischio recessione
L’economia italiana non viaggia sicuramente su binari sicuri e tranquilli e come riporta proprio l’Ufficio Parlamentare di Bilancio ci sono dei fattori che palesano incertezza, soprattutto in ambito internazionale. Questi fattori sembrano essere orientati al ribasso e pare siano innescati dal conflitto in Ucraina e dalle conseguenze della messa in atto del Pnrr.
A tal proposito, come riportato da Sky, Carlo Bonomi presidente di Confindustria ha lanciato un monito alla Bce. Bonomi ha accolto le politiche anti-inflazioni ma, sottolinea, queste non devono portare alla recessione.
Segnali positivi anche per il settore terziario che ha ripreso la crescita dopo5 mesi: l’indice S&P Global PMI dei servizi, lo scorso gennaio, è arrivato a 51,2 rispetto lo scorso dicembre dove l’indice ha toccato 49,9. Risultato positivo non solo in Italia ma anche in Germania con un indice oltre i 50 punti. Insomma, i segnali di miglioramento ci sono tutti anche se lo scenario italiano e non resta in bilico e legato a situazioni di cui non si hanno il controllo.