Per molti percettori del reddito di cittadinanza, a fine mese potrebbe arrivare lo stop. L’INPS ha fatto partire i controlli innescati dalla riforma Meloni. Ecco chi potrebbe essere colpito.
Durante il corso della campagna elettorale e poi a governo formato, i partiti del centro-destra hanno più volte sottolineato l’eliminazione del reddito di cittadinanza. Dalla totale cancellazione si è passata alla graduale e già alla fine di questo mese alcuni percettori smetteranno di ricevere la misura.
Se la fine del reddito messo in atto dal Movimento 5 Stelle dovrebbe subire lo stop definitivo nel 2024, nel 2023 ci sarà un addio solo parziale. Per alcuni cittadini, la sospensione avverrà subito. A tal proposito, INPS e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria hanno messo nero su bianco il protocollo operativo che consente il controllo automatico ogni mese.
Sono state varie le decisioni messe in atto dal governo Meloni su questo tema. Ad esempio, un’indicazione chiara ha colpito anche il reddito di cittadinanza over 60. Altro obiettivo del Presidente del Consiglio è stato quello di aumentare la profondità dei controlli sui richiedenti e percettori. Controlli che sarebbero avvenuti tramite contatti continui tra l’INPS e il Ministero di Giustizia. Ma chi sono i percettori che saranno colpiti per primi?
Controlli sul reddito di cittadinanza, possibile evoluzione a fine mese: le persone coinvolte
Lo scorso 20 gennaio è stato messo in atto il Protocollo operativo tra INPS e DAP che permetterà, rispettando le norme sulla privacy, il dovuto controllo prima di erogare il beneficio. Il patto siglato vede al suo interno anche la DAG, Dipartimento Affari di giustizia e la Direzione generale per i sistemi informativi automatizzati, DGSIA.
Dal comunicato INPS si apprende che permetterà all’Istituto di agire fin ad subito. Cosa che non darà vita solo alla revoca del reddito ma anche al rientro delle somme indebite. I primi controlli andranno a verificare le dichiarazioni che non sono state presentate.
Si ricordi, infatti, che la perdita del reddito di cittadinanza avviene quando non si verificano questi requisti: mancata dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro; non sottoscrivere il patto per il lavoro; non partecipa, senza giustificazione, alle iniziative di formazione o riqualificazione; non aderisce ai progetti della collettività che il comune ha istituito; non accetta almeno 3 offerte di lavoro congrue oppure, in caso di rinnovo, non accetta un’offerta; non presenta la DSU aggiornata con possibili variazioni; durante i controlli si mostrano alcune attività sospette.
Nuovo patto lavoro per i percettori
Tra le modifiche che l’attuale esecutivo ha messo in atto rientra anche il nuovo patto lavoro. In questo caso, il beneficiario deve accettare almeno una delle due offerte congrue. In caso di rinnovo del reddito, deve essere accettata la prima offerta congrua.
Per quanto riguarda la distanza del luogo, si parla di offerta congrua quando dista meno di 80 chilometri in caso sia la prima proposta. Se, invece, si tratta di seconda offerta allora può essere collocata ovunque nel Paese. Tra le congrue troviamo anche offerte a tempo determinato o part-time.
In caso di rifiuto di una delle tre proposte, si genera una riduzione di 5 euro al mese per ogni mese. Una diminuzione che parte dal mese successivo a quello del rifiuto. Al secondo rifiuto, ci sarà la revoca completa del reddito di cittadinanza.