Il Festival di Sanremo del 1967 è stato completamente sconvolto dalla tragedia che ha colpito Luigi Tenco. Il cantautore si tolse vita, segnando tutto il mondo italiano ma cosa successe quella notte?
Tra gli autori più luminosi della canzone italiana, un posto è certamente riservato a Luigi Tenco. Il cantautore è stato la voce di tanti brani che ancora oggi sono ascoltati. La notte tra il 26 e il 27 gennaio ha per sempre segnato tutti: quella notte, decise di togliersi la vita.
Il Festival di Sanremo del 1967, poi vinto da Claudio Villa e Iva Zanicchi, sarà sempre ricordato come quello che ha visto la scomparsa di Tenco. Da quanto riportato, l’artista si sarebbe tolto la vita con un colpo di pistola all’interno della sua camera dell’albergo Savoy. Da allora, sono passati 55 anni dove le domande non si sono mai sopite. Tante le ipotesi e supposizioni che, però, non hanno ricevuto mai risposte.
Lo stesso Fabrizio De André, come riportato da Il Corriere della sera, svelò di come Luigi Tenco non avesse così tanta voglia di partecipare al Festival. Il 26 gennaio 1967, nella prima serata del Festival condotto da Mike Bongiorno, il cantautore si esibì con la sua “Ciao amore ciao” poco prima di mezzanotte. La sua esibizione non ebbe successo e venne eliminata dalla giuria con lo stesso esito al ripescaggio. Dopo la notizia, Tenco molto deluso accompagnò Dalida al ristorante dove la sua casa discografica aveva prenotata una cena. Il cantautore, però, fece solo una breve tappa prima di tornare in albergo.
Luigi Tenco, dal ritorno in albergo al suicidio: la tragedia che ha segnato la musica
Dopo il ritorno in albergo, secondo quanto ricostruito dagli agenti, il cantautore decise di ritirarsi nella sua stanza, la camera 219. A quanto pare, decise di fare due chiamate: la prima non ebbe risposta ed era diretta a Ennio Melis mentre la seconda alla sua fidanzata. Questa chiamata sarebbe terminata attorno all’1 di notte. Alle 2.10, la cantante Dalida ritrovò il corpo del suo collega senza vita mentre la polizia venne raggiunta alle 2.45.
Dall’allarme alle indagini passò poco tempo, gli agenti trovarono un biglietto scritto a mano con una calligrafia che diverse perizie assegnarono allo stesso Tenco. Nel biglietto, Tenco annunciava che il suo gesto non era perché aveva poca voglia della sua vita ma come protesta verso un pubblico che mandava in finale la canzone “io tu e le rose” e alla commissione che scelse “La rivoluzione“. Il suo era un messaggio diretto a qualcuno e si concluse con “Ciao. Luigi“.
L’inchiesta degli anni Novanta e la successiva autopsia
Sul corpo del cantautore non venne mai effettuato un’autopsia e neanche l’analisi sul bossolo, sull’arma e sulla mano che avrebbe premuto il grilletto. Il suo caso fu presto archiviato come suicidio e proprio per questo ci furono tantissimi dubbi. Si arriva agli anni Novanta con i giornalisti Marco Buttazzi e Andrea Pomati che riuscirono ad intercettare il suo fascicolo redatto poco dopo la sua morte.
Dal documento ci furono le fotografie scattate all’epoca che vedevano le gambe di Tenco sotto il cassettone della stanza, una posizione considerata non naturale per una persona che compie l’insano gesto. I due giornalisti, svela il Corriere, seppero che il corpo fu portato via prima delle foto e riportato in un secondo momento quando ci si accorse che mancavano al fascicolo.
Il lavoro dei due giornalisti fece deciso scalpore dato che l’indagine pareva non esser stata accurata. Loro due insieme ad Aldo Fegatelli Colonna raccolsero gli elementi per far riaprire l’indagine alla Procura di Sanremo. Si arriva al 2002 con la relazione stilata dal criminologo Francesco Bruno e questa convinse il procuratore capo di Sanremo a riaprire le indagini. Andando a presentare una denuncia per omicidio a carico di ignoti. A seguito di altri accertamenti, nel 2006 si confermò l’ipotesi del suicidio. Tesi che venne accolta in maniera ufficiale dalla stessa famiglia del cantautore andando a considerare le altre ipotesi come mera speculazione.
Nel 2013, l’ultima richiesta di riaprire le indagini
Nel 2013, si è rifatta luce nuovamente su quanto accaduto nel 1967. Questa volta a riportare l’argomento in discussione sono stati i giornalisti Ragone e Guarnieri. I due procedettero dopo aver letto i documenti del 1967 e del 2006. I giornalisti hanno contestato il lavoro degli inquirenti sottolineando che l’artista non avrebbe mai premuto il grilletto e la pistola non sarebbe mai entrata nella sua camera. Nonostante le due motivazioni, la procura decise di non avviare delle nuove verifiche.