Secondo un’indagine, l’Italia sarebbe dopo la Lettonia il Paese in cui i rincari, in proporzione, incidono sulle fasce basse. I numeri dell’inflazione preoccupano e non lasciano dubbi.
I dati dell’inflazione continuano a crescere e a rendere gli acquisti agli italiani sempre più difficoltosi. A dare conferma di tale momento anche un’indagine che ha svelato come l’impatto maggiore, in proporzione, riguardi soprattutto le fasce più basse di reddito.
Non c’è bisogno di spiegare come la situazione economica italiana sia davvero difficile. Ma tramite un’indagine Bruegel si è fatta luce sulla questione che vede l’inflazione impattare maggiormente sulle persone che hanno maggior difficoltà. La banca dati costruita da Buregel ha messo in atto proprio questo scenario andando ad innescare una sorpresa molto profonda.
Dai dati è emerso che, legandoci al periodo di novembre, le famiglie ricche subivano l’aumento dei costi solo per il 10%. Mentre quelle a basso reddito, per il 20%. Nonostante l’inflazione sia diminuita a dicembre, la situazione del 2022 ha rappresentato, secondo l’indagine, questo problematico scenario. I poveri hanno avuto un impatto dell’inflazione superiore di 8 punti rispetto alle fasce più alte. Ma questo è solo un primo, preoccupante, dato. La banca dati mostra altri due campanelli d’allarme.
Inflazione, in Italia maggiore impatto sui redditi bassi: i segnali che allarmano
Il primo, ulteriore, dato che ci fornisce Bruegel è quello in cui la Lettonia e l’Italia sono gli unici due Paesi in cui l’inflazione agisce più sui poveri che sui ricchi. Con una forbice così ampia. Vedendo altre nazioni, si arriva all’Irlanda e alla Bulgaria con i loro 4 punti. Il secondo, invece, è che Paesi vicini alla penisola come Spagna, Francia e Germania fanno valere l’esatto opposto: l’inflazione è maggiore verso i ricchi.
Quello che più ha inciso in tema di inflazione sono state le bollette e gli alimenti. Due spese “obbligatorie” che pesano decisamente tanto sulle famiglie che hanno un basso reddito e, di conseguenza, poco per chi ha un reddito decisamente più alto. Per loro, infatti, le spese rilevanti riguardano trasporti e altro ancora. La particolarità è che anche in Germania, Francia e Spagna vale lo stesso ma come mai non si è verificato lo stesso scenario che si è avuto in Italia?
La risposta si lega alle politiche messe in campo nei vari paesi che risultano, con ogni probabilità, più efficaci e rivolte a chi ha un basso reddito. Cosa che non è avvenuta in Italia prima con il governo Draghi e poi con quello Meloni. Il futuro, però, potrebbe mostrato come alcune scelte fatte siano risultate problematiche a livello politico. Sappiamo che il disequilibro porti malumore a livello sociale e morale ma anche i costi politici sono da considerare. Quest’ultimo aspetto ha sancito un cambiamento politico che ha portato all’oggi.
Lo scenario politico cambiato per l’austerità
Alcuni equilibri si sono rotti a seguito dell’austerità di 10 anni fa. Alcuni ricercatori, tra cui Mathias Klein, hanno passato al setaccio circa 200 elezioni regionali in 8 paesi europei in un periodo tra il 1908 e il 2015. Questa indagine ha portato fuori che tra il 2007 e il 2015, prima e dopo la crisi del 2008, gli equilibri politici europei sono completamente cambiati.
Si è verificato il collasso dei socialisti e dei gollisti in terra francesca, il blocco del Partito Democratico e l’ascesa di Lega e Movimento 5 Stelle. A seguire, le difficoltà della Cdu in Germania e l’avanzamento delle destre in Spagna, Svezia e Danimarca. L’unico filo di tale scenario non sono solo i problemi di occupazione e investimenti. Sicuramente questo binomio è soldi ed ha portato a tali cambiamenti. Ma continuando così si potrebbero verificare scenari ancora più estremi ed è questa la linea più insidiosa che si potrebbe verificare.
Insomma, l’incubo inflazione può segnare diversi ambiti e tutti in maniera importante. Al momento, un serio problema si sta verificando sul canone d’affitto. Una stangata derivata proprio da questa situazione.