Pensione di reversibilità, ci sarà l’aumento dal 1° gennaio 2023?

La pensione di reversibilità sarà oggetto di perequazione dal 1° gennaio 2023. A quanto ammonterà l’incremento?

I superstiti potranno contare su una pensione di reversibilità dall’importo superiore ad anno nuovo ma non aspettatevi grandi cifre.

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Domenica entreremo nel 2023, un anno in cui crediamo fortemente per lasciarci alle spalle mesi e mesi di disillusioni e problematiche. La speranza che l’anno nuovo sia migliore del precedente non può abbandonarci, dobbiamo avere fiducia nel futuro nonostante le avvisaglie non siano delle migliori. Su cosa possiamo fare affidamento? I cittadini devono contare sullo Stato, sul proprio Governo. La situazione impone degli aiuti “dall’alto” e dei cambiamenti, alcuni dei quali sono stati inseriti nella Legge di Bilancio 2023. L’approvazione c’è stata, i piani sono stati suppergiù definiti e ora la macchina può essere avviata. Occorre costruire i cantieri per realizzare quanto previsto dalla manovra fiscale, ha detto la Meloni, e i cittadini curioseranno tra fondamenta e macchinari per capire se la strada intrapresa sia quella giusta. Una certezza, al momento, ossia la rivalutazione delle pensioni – stavolta completa – dal 1° gennaio 2023.

Pensione di reversibilità e rivalutazione

Ogni anno scatta il meccanismo di perequazione per adeguare le pensioni al costo della vita. Considerando i livelli raggiunti nel 2022 i pensionati si aspettano grosse cifre. Un anticipo lo hanno avuto dal mese di ottobre con la rivalutazione del 2% e il conguaglio dello 0,02%. Dal 1° gennaio, invece, la percentuale passerà al 7,3% – anche se non subito per tutti ma solo per chi riceve un assegno inferiore a quattro volte il trattamento minimo con perequazione al 100%.

Ciò significa che solo alcuni percettori di pensione di reversibilità potranno vedere gli aumenti già a gennaio, altri dovranno attendere febbraio. Ma di che incrementi parliamo? Poniamo il caso di una trattamento di  524,34 euro. La percentuale da aggiungere sarà dell’8,8% perché al 7,3% occorre sommare l’1,5% che il Governo ha predisposto in via eccezionale per l’anno 2023 (diventerà del 2,7% nel 2024). A conti fatti, dunque, da 524,34 euro si passerà a 570 euro.

Tale cifra raggiungerà i 600 euro per gli over 75. La pensione minima è stata alzata per questa categoria con la Legge di Bilancio.

Gli aumenti con una percentuale di perequazione più bassa

Il meccanismo di perequazione prevede che il 100% sia riservato a coloro che hanno un trattamento inferiore a quattro volte il trattamento minimo. Superando tale limite la percentuale si abbassa. Fino al 2022 le fasce di riferimento sono state tre. Il 100 % fino a quattro volte il TM, il 90% tra 4 e 5 volte il TM e il 75% superando cinque volte il trattamento minimo.

Dal 2023, invece, il Governo Meloni ha deciso di aumentare il numero di fasce facendole diventare 6 + 1. La pensione minima, infatti, rappresenta una nuova fascia che raggiunge il 120% ossia la perequazione dell’8,8%. Poi c’è il 100% per le pensioni fino a 2 mila euro (7,3% di aumento), l’85% tra 2 mila e 2.625 euro ((6,2%), il 53% fino a 3.150 euro (3,8%), il 50% fino a 4.200 euro (3,7%), il 40% fino a 5.250 euro (2,9%) e il 35% sopra i 5.250 euro (2,5%).

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