Fermento in casa Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte mette in guardia gli scissionisti: a Di Maio e gli altri spetterà le restituzione del Tfr.
Datosi alla fuga dalla politica, Di Maio viene comunque incalzato dai fantasmi del passato, o meglio dire, dal nuovo leader dei pentastellati.
Ancora grattacapi per Luigi Di Maio, fu ministro dell’Esecutivo Draghi come pure ex leader del Movimento 5 Stelle prima della brusca separazione nella precedente legislatura. Alla conclusione della legislatura guidata dall’ex presidente della Banca centrale europea, del resto, Di Maio prese la decisione di cambiare rotta rispetto a quella del partito d’origine.
Aprì così un nuovo ciclo esistenziale e professionale, quello relativo al partito Impegno civico fondato in agosto e colato a picco in seguito alla fallimentare tornata elettorale di qualche mese fa.
Con il mancato ritorno in Montecitorio, Di Maio ha preso la decisione di prendere le distanze dalla politica italiana accogliendo una nuova funzione per l’Unione europea, sebbene il passato torni a tormentarlo: il Movimento 5 Stelle reclama la restituzione del conto.
Di Maio vs Conte: la restituzione del Trattamento di fine rapporto
Scoppia la baraonda in casa Movimento 5 Stelle e dintorni: il leader ed ex premier Giuseppe Conte punta il dito contro gli scissionisti che nel corso della stagione estiva hanno voltato le spalle ai pentastellati.
Conte, che attualmente starebbe meditando su eventuali modifiche alla normativa vigente nel partito, ha del resto avvertito l’ex ministro degli Esteri di una potenziale citazione in tribunale nel caso in cui il Tfr che gli è stato predisposto alla conclusione del mandato non farà ritorno il prima possibile nel forziere pentastellato.
Nella fattispecie, a Di Maio spetterebbe una somma prossima ai 45.000 euro come Trattamento di fine rapporto in Parlamento, sebbene una quota andrebbe tratta e offerta al partito che gli ha dato i natali. Considerando l’eventuale circostanza in cui i deputati e i senatori dei Movimento andrebbero a riversare il 20% dell’accredito percepito da Camera e Senato, gli scismatici, allora, sarebbero obbligati a bonificare una cifra pari a 30.000 euro dei 45.000 riscossi.
La risposta di Luigi Di Maio
Basandosi sulla legislazione concepita nell’aprile del 2021 e quanto mai voluta, tra gli altri, proprio da Di Maio, questi sarebbero i conti.
Di Maio ha comunicato di non aver ancora percepito il tfr previsto in chiusura di mandato, annotando come nel momento in cui giungerà sarà destinato “alla collettività”.
Altri dissidenti ex pentastellati avrebbero affermato di non avere intenzione di effettuare la restituzione della somma al Movimento, poiché l’attuale partito non rispecchierebbe più quello di partenza. “
Quali sarebbero i rischi per gli “scissionisti”?
Ma concretamente quali sarebbero eventuali problematiche per i dissidenti come Di Maio? In base a quanto dichiarato da Conte si potrebbe arrivare persino a una causa. Gli scismatici, nel caso non dovessero chinarsi alla restituzione dei proventi relativi al Trattamento di fine rapporto, potrebbero essere trascinati in aula, in base a una normativa di partito redatta proprio da Di Maio.
Insomma, l’ex ministro potrebbe essersi ammanettato, involontariamente, con le sue stesse mani. E allora, l’unica alternativa per evitare grane potrebbe essere quella di attenersi, almeno per un’ultima volta, al vecchio “codice familiare”.