Il problema dei deepfake si sta trasformando nel problema dei porno deepfake ovvero dell’intelligenza artificiale che mima gli esseri umani e ne crea copie virtuali che poi vengono utilizzate come bambole gonfiabili.
Su internet, andando su YouTube o su TikTok, è facile in pochi minuti trovare risultati clamorosi di deepfake. Ne sono un esempio quei video che hanno fatto tendenza poco tempo fa e nei quali i personaggi della saga di Harry Potter venivano immaginati come protagonisti di film realizzati da altri registi oppure come testimonial di grandi case di moda.
I risultati straordinari, e uno dei migliori in assoluto è quello di Harry Potter per Balenciaga, ci sono però rapidamente trasformati anche in risultati molto poco edificanti. Come per l’utilizzo delle immagini prodotte dall’intelligenza artificiale che stanno provocando un fitto dibattito in termini di copyright, per il deepfake, e per la sua declinazione più abietta, tutto nasce con immagini, video e sonoro raccolti e utilizzati senza permesso.
Ma se per esempio nel caso della possibile denuncia che il New York Times potrebbe intentare contro OpenAI perché ChatGPT è stato addestrato con gli articoli dei giornalisti della nota testata americana il problema riguarda proprio solo il copyright, quando malintenzionati di ogni risma mettono le mani sui video e trasformano le persone loro malgrado in protagonisti di video porno che l’utente medio non vuole o non riesce a distinguere da quelli autentici, il problema non è più solo di copyright delle immagini o di sfruttamento della immagine di qualcuno: diventa un problema di dignità e di violenza sessuale.
Perché il porno deepfake è un pericolo per tutti
Tante volte, le immagini che si trovano su internet vengono prese e riutilizzate senza permesso. Del resto, questo è il pensiero, non si fa del male a nessuno. Ma un conto è magari rubare uno screenshot e usarlo come sfondo del cellulare e un conto è sistematicamente utilizzare la tecnologia più avanzata per trasformare ignari utenti dei social, dove il più delle volte viene raccolto il materiale dei porno deepfake, e trasformarli in protagonisti inconsapevoli di video hard.
Perché più che chiamarlo semplicemente porno deepfake c’è almeno un esperto, Sophie Maddox, che vorrebbe che questi video e questo immagini venissero chiamate con il loro nome: abuso sessuale basato sulle immagini. In Italia come in altre parti del mondo esistono già alcune norme che vanno a colpire chi decide di utilizzare immagini che dovevano rimanere private come forma di umiliazione pubblica.
È il caso di quello che viene definito revenge porn. Ma nella legge che sanziona il revenge porn non viene presa in considerazione l’eventualità che le immagini fisse o i video vengano poi rimaneggiati e manipolati per trasformare, senza consenso, il proprio ex o la propria ex (e purtroppo anche in questo caso le vittime sono nella stragrande maggioranza donne) nel protagonista o nella protagonista di un video a luci rosse.
