Le teorie del complotto sono dilaganti: la scienza ci spiega perché proliferano così facilmente al giorno d’oggi.
Covid, guerra, scie chimiche, terrapiattismo, oggi emergenza climatica. Non c’è settore in cui, tramite la propaganda sul web, non si costruiscano narrazioni complottistiche. Ecco i motivi per cui questa tendenza impazza, spiegati dalla scienza.
Sempre più persone credono al Nuovo Ordine Mondiale, ai poteri forti e le grandi massonerie che reggono le sorti del pianeta. Nel periodo più duro della pandemia da Covid-19 sono circolate le teorie più bizzarre sulla nascita del virus, ma anche sulla presunta nocività dei vaccini.
Ancor prima (ma li siamo un po’ nell’ambito del macchiettismo) si parlava di scie chimiche e terrapiattismo. Le nuove frontiere della disinformazione, della propaganda e del complottismo riguardano la guerra in Ucraina, con notizie incontrollate che circolano sui social e su app di messaggistica quali Telegram. Oppure, visto il drammatico periodo di caldo che stiamo vivendo, sull’emergenza climatica, con un sempre crescente numero di negazionisti rispetto alle colpe dell’uomo.
Ma, se la propaganda, da che mondo e mondo, è sempre esistita, c’è un motivo per il quale sempre più persone sono pervase da un senso di complottismo quasi patologico e credono a ogni panzana sul web. Ecco la spiegazione scientifica.
Perché sempre più persone credono al complottismo
La ricerca è stata recentemente pubblicata sul Journal of Research in Personality ed è frutto di quattro diversi studi condotti negli anni che hanno evinto come chi è maggiormente incline alla rabbia sia anche più propenso a farsi coinvolgere da bislacche teorie complottistiche.
La ricerca è stata condotta in particolare sui polacchi e sulle teorie cospirazioniste legate alla diffusione della pandemia da Covid-19. Questo l’argomento principale dei primi due studi. Il terzo studio, invece, ha trattato le teorie di complotto generico, con le persone che pensano che i governi usino le persone come capri espiatori per coprire il coinvolgimento in attività criminali.
Il quarto e ultimo studio si è concentrato maggiormente sulla rabbia e avrebbe dimostrato che chi ha una soglia della rabbia più sensibile è maggiormente propensa a credere alle teorie del complotto. Le reazioni neutre alle stimolazioni, invece, rendono meno inclini a credere alle cospirazioni internazionali.
Se, da un canto, quindi, gli scienziati mettono in correlazione rabbia e complottismo, dall’altro a incidere vi sono diversi fattori individuali ancora sconosciuti: per esempio, bisognerà capire se la rabbia è la causa o la conseguenza delle teorie del complotto. Ma sono molti altri i punti oscuri che, una volta lumeggiati, potranno dirci cosa si cela dietro questa dilagante tendenza dei complottismi.