Dal sabotaggio del sistema dei trasporti pubblici all’FBI: il Condor non c’è più ma le gesta dell’hacker più famoso della storia, restano.
Che sarebbe diventato il re degli hacker lo si era capito quando aveva neanche dodici anni, quando internet non esisteva, il dark web non esisteva, nessun tutorial esisteva. Bisognava avere un talento smisurato per essere hacker. A lui bastò una soffiata di un conducente, nulla più, per sabotare l’intero sistema dei trasporti pubblici della città, e poter semplicemente viaggiare senza dover mai pagare il biglietto.
La leggenda di Kevin Mitnick, o più semplicemente il Condor, così come ben presto venne soprannominato, cominciò da qui. Un eroe per tutti coloro che per i più disparati motivi vogliono rompere il sistema, un criminale per tutti gli altri. Anche se la Leggenda del Condor è qualcosa che esula dal concetto di buono o cattivo. È stato entrambi.
Un pioniere in un’attività esplosa letteralmente nell’era post pandemica, 2021-2022, gli anni con più attacchi hacker nella storia, che probabilmente verranno superati dal 2023, per adesso funziona così. Lui li faceva negli anni ’80, rubando migliaia di dati informatici dalle autorità, lì si è guadagnato il rispetto di tutto, fonte di ispirazione per tutti i cybercriminali.
Tutti i segreti svelati dal Condor
Ne ha fatte un po’ di tutti colori il Condor, a cominciare dal primo accesso proibito a Digital Equipment Corporation, azienda pionieristica del settore informatico, per il quale, nove anni più tardi, sarà condannato a 12 mesi di reclusione e 3 anni di libertà vigilata, durante i quali violò la rete della Pacific Bell, la principale compagnia telefonica californiana. Agiva quasi sempre allo stesso modo, le sue tecniche venivano chiamate di “ingegneria sociale” poiché si dedicava all’arte del furto di info, presentandosi come un uomo affascinante. “Le persone ti dicono un sacco di cose quando sei gentile con loro al telefono” amava ripetere Kevin Mitnick: impossibile da scovare, nessuno lo ha potuto mai accusare, nemmeno l’FBI, almeno fino al 1998, quando fu stato arrestato e condannato al carcere, ma solo per essersi dichiarato colpevole di frode informatica.
In realtà, utilizzando la tecnica IP Spoofing, che rende irrintracciabile il computer da cui proviene l’attacco, il Condor riuscì ad hackerare i sistemi del consulente informatico Tsutomu Shimomura, il quale si rivolse all’FBI, collaborando alla sua cattura. Si dichiarò colpevole di sei 6 capi d’imputazione tra frode informatica, telematica e intercettazioni illegali. E fu condannato a cinque anni di detenzione: i primi otto mesi li trascorse in isolamento, tutti vollero scongiurare la possibilità che potesse violare i sistemi governativi, anche solo con un semplice telefono.
Dopo aver scontato cinque anni di carcere, divenne consulente di sicurezza informatica: la sua Mitnick Security Consulting fu una sorta di libro storico delle sue malefatte. Quando il Congresso americano dovette varare una nuova legge contro le frodi informatiche, venne convocato nel 2003 al Senato per un’audizione dove lasciò impresso l’insegnamento più importante: tutte le più grandi violazioni di sistemi gli furono possibili, oltreché per le sue abilità, soprattutto per l’aiuto che ricevette dall’interno delle aziende. Se ne è andato a metà luglio, a neanche 60 anni, per un tumore al pancreas, ma la sua leggenda lo terrà per sempre in vita.