La social card non è ancora stata distribuita alle famiglie che già fa discutere: le limitazioni sono molteplici e anche assurde.
Il Governo ha annunciato orgogliosamente l’avvio della social card, una prepagata con circa 382,50 euro destinata alle famiglie più in difficoltà, ideata per contrastare i rincari alimentari.
Come spesso avviene in Italia, purtroppo, invece di risolvere i problemi alla radice si va a mettere delle “toppe”, che alla fine, ovviamente, non accontentano nessuno. Sta accadendo anche con la social card, che a breve arriverà a casa di circa 15 milioni di famiglie italiane.
Le critiche arrivano già dai partiti politici di opposizione, ma anche senza appartenere a determinate ideologie possiamo ben comprendere che la carta prepagata è uno strumento poco efficace, escludente, discriminante e anche lesivo della dignità delle persone. Ecco le ultime novità.
Tutti i limiti della social card, lo strumento di aiuto ai poveri che ha già fatto flop
La carta ricaricabile col denaro per fare la spesa conterrà 382.50 euro e arriverà alle famiglie che hanno rispettato i requisiti, ovvero un ISEE fino a 15 mila euro.
La social card è una tantum, cioè sarà distribuita una sola volta e non mensilmente, e il credito potrà essere speso entro e non oltre il 31 dicembre 2023. Non è cumulabile con il Reddito di cittadinanza o altri sussidi.
In questi giorni è uscita la lista dei prodotti che si potranno acquistare con la card, definiti “di prima necessità”. Comprensibilmente, non si potrà comprare alcol (con la social card nemmeno le bibite gasate comunque), proprio come con l’RDC non si potevano acquistare gioielli, tanto per fare un esempio. Ma guardando al paniere concesso e ai prodotti vietati viene davvero da riflettere.
La lista degli alimentari che si potranno acquistare è ampia, ma ci sono alcuni casi ed esclusioni che non hanno senso. Ad esempio, si potrà mettere nel carrello della spesa lo zucchero ma non il sale; l’aceto ma solo quello di vino; il tè ma non le tisane; il miele ma non la marmellata; il pesce fresco ma non quello surgelato.
Le critiche piovono dai vari esponenti dei partiti, che hanno già bollato la social card come una “mancetta”. E come non essere concordi. Il credito di 382,50 euro circa, immaginando una famiglia di 4 persone, servirà al massimo forse per due spese al supermercato. E poi? Poi la povertà rimarrà quella che è. Se il Governo non agisce strutturalmente né la social card né altre forme di assistenzialismo passivo risolleveranno le sorti economiche del Paese.
Tra l’altro è stata anche sollevata una questione di non poco conto. Secondo i rappresentati del comparto sindacale, i costi per l’elaborazione della social card sono superiori agli eventuali benefici che ne potranno trarre i cittadini. Nel mentre, lo ricordiamo, i soldi per inviare munizioni all’Ucraina si trovano sempre, senza se, senza ma e senza limitazioni di sorta.