Pensare oggi agli ospedali virtuali può sembrare strano, ma in realtà l’evoluzione è già iniziata e negli altri Paesi è già avanti.
La realtà virtuale intesa come mondo ludico e lontano dalla realtà ormai è un concetto vetusto; la tecnologia e l’avvento della IA porteranno enormi cambiamenti in ogni aspetto della nostra vita, anche quello che concerne la salute.
Potremmo però trovarci “spiazzati” di fronte all’idea di un ospedale “che non c’è fisicamente” o ad una visita medica gestita da remoto. Andiamo dunque a scoprire cosa sono realmente gli ospedali virtuali e quali sono le prospettive future che ci aspettano.
Ospedali virtuali, cosa sono e come funzionano
Se per noi italiani un ospedale virtuale è qualcosa di inimmaginabile, in altri Paesi esistono di già e sono completamente operativi.
Un ospedale virtuale funziona proprio come ipotizziamo: all’interno della struttura non vi sono i malati, ma un team di medici e scienziati che segue da remoto le persone.
Ai malati, se hanno ad esempio patologie croniche, vengono consegnati tablet, dispositivi indossabili – come i visori o gli smartwatch – e altri per misurare i parametri, che vengono visualizzati a distanza dai medici che li hanno in cura.
Questo accade per ogni genere di soggetto, ovvero anche malati psichiatrici o pediatrici. E in caso di necessità c’è sempre un servizio di assistenza, attivo 24 ore su 24.
La Telemedicina è comunque già parte della nostra realtà in ambito sanitario. I primi progetti sono iniziati prima della pandemia, e anche se ci sono stati dei rallentamenti il nostro Governo li sta portando avanti. Parliamo ad esempio del fascicolo sanitario elettronico, che è solamente uno degli step che ci porteranno – forse a breve – alle cure a distanza.
Ovviamente dopo aver immaginato cosa significhi la telemedicina potremmo chiederci se davvero questo tipo di approccio alla salute pubblica sia efficace e conveniente per tutte le parti.
In effetti la tecnologia disponibile oggi potrebbe risolvere alcune delle “mancanze” dell’organizzazione di un ospedale fisico, prima su tutte la gestione della mole enorme di dati.
Ottimizzando le informazioni di salute di ogni singolo paziente, si potranno fornire appuntamenti – virtuali – in tempi più veloci, e anche un monitoraggio attento e puntuale. I costi del mantenimento in essere di strutture ed edifici viene naturalmente abbattuto quasi a zero.
Teoricamente, si eliminano le “disparità” tra le categorie dei cittadini: anche i meno abbienti (ma persino coloro che sono distanti dalle strutture ospedaliere) potranno ottenere le cure velocemente e anche diagnosi più mirate, grazie alla collaborazione – ad esempio – tra medici in ogni angolo del mondo che possono accedere ai dati “in pochi clic”.
Pensiamo poi anche al lato “umano”: in alcune situazioni il paziente giova delle terapie in modo più efficace se può rimanere a casa coi familiari, con gli animali domestici e nel suo ambiente, dove si sente più sereno.
Non da ultimo, poi, si potrebbero eliminare i rischi connessi all’antibiotico resistenza: è risaputo che in ospedale è molto frequente incorrere in infezioni poiché gli ambienti – anche se puliti – sono luogo ideale di proliferazione di malattie.
Perché in Italia non esiste ancora un ospedale virtuale
Per ottenere tutti i vantaggi sopra elencati, è necessario partire da una base strutturale solida ed efficiente. In pratica, servono connessioni di rete e infrastrutture moderne, nonché l’ideazione di regolamentazioni e procedure standard di tutto un comparto che è per sua natura molto complesso.
In Italia siamo ancora un po’ indietro, ma ciò non significa che il Paese non stia facendo passi avanti. La speranza è che la “svolta” in ambito sanitario utilizzando la tecnologia sia davvero utile a migliorare il benessere e la salute di tutti i cittadini, e non un mero decentramento dove si abbandoni a se stesso un malato.