Parola chiave editing. WhatsApp ci ha sempre puntato e non perde occasione di dimostrarlo, così nasce la funzione di cui tutti vanno matti.
Mark Zuckerberg ha fatto diventare WhatsApp l’applicazione di messaggistica istantanea numero uno al mondo continuando a migliorare un prodotto di base già ottimo con un’infinità di funzioni per arricchire l’esperienza editing sull’app.
L’ultima funzione del modifica messaggio (che a dirla tutta su Telegram era già presente da tempo) entro un quarto d’ora dal suo invio è stata particolarmente apprezzata dagli utenti di WhatsApp, utilizzatissima, ma non al livello delle funzioni di cui tutti vanno matti.
Non solo. Su WhatsApp è dilagante la messaggistica effimera, quella di breve durata, tre secondi e sparisce ogni traccia di ciò che abbiamo scritto, con la postilla che la conservazione dei dati è un fatto d’obbligo, in nome di quegli obblighi normativi a cui anche WhatsApp deve sottostare.
I tre vantaggi della messaggistica effimera
Le app di messaggistica effimere – come WhatsApp e SnapChat – sono ormai diventate una forma di comunicazione digitale, disponibile per un tempo limitato e poi cancellata. Due le caratteristiche chiave per cui queste funzioni temporanee vengono utilizzate tantissimo dagli utenti di tutto il mondo.
Eliminano automaticamente il contenuto del messaggio sia per il mittente sia per destinatario, la crittografia end-to-end delimita questa funzione in nome della tanto chiacchierata privacy, rendendo la vita se non impossibile più complessa a qualsiasi cyber-criminale. Ma quale percorso dobbiamo seguire per mandare dei messaggi comunemente chiamati effimeri?
Si parte sempre dalle impostazioni, in questo caso di una conversazione, lì un utente può trovare la categoria “Messaggi effimeri”: basta attivarla, decidendo voi il tempo nel quale questo messaggio sarà visibile a tutti, partendo dalle ventiquattro ore, passando per una settimana fino ad arrivare a un massimo di 90 giorni. Tre i vantaggi sostanzialmente della messaggistica istantanea.
Il primo è una sorta di “governance” delle info: l’archiviazione dei dati e la gestione dei record rappresentano dei confini entro i quali c’è un ampio raggio d’azione. La crittografia e la cancellazione automatica dei dati personali aiutano a ridurre l’esposizione in caso di violazione dei dati (anche in caso di smarrimento di un dispositivo mobile), l’eliminazione automatica dei dati è un grande problema, ma per gli hacker.
I rischi di questa funzione? Essenzialmente legali, soprattutto in eventuali citazioni in giudizio: la mancata conservazione dei documenti può comportare l’impossibilità di rispettare pienamente una citazione e/o un’esposizione penale, con tutto ciò che ne consegue. Per tutto il resto c’è la messaggistica effimera.