Chi percepisce l’assegno di invalidità ma continua a lavorare potrebbe subire decurtazioni. Vediamo tutti i dettagli.
È piuttosto frequente la situazione di persone con invalidità che, tuttavia, continuano a lavorare. Ma cosa succede in questi casi? In questo articolo vi spieghiamo tutto.
L’assegno di invalidità viene erogato dall’Inps a quelle persone la cui capacità lavorativa è stata ridotta di almeno due terzi. Una persona con invalidità certificata può continuare a svolgere il proprio lavoro: l’assegno di invalidità è perfettamente compatibile con il reddito. Tuttavia è bene sapere che si andrà incontro a decurtazioni anche molto pesanti talvolta.
Il lavoratore invalido che continua a lavorare, potrebbe, infatti, subire delle trattenute sulla busta paga per l’assegno ordinario di invalidità. Nel caso in cui il lavoratore dipendente continui a lavorare, sono previste due riduzioni dell’assegno: una riguarda la prestazione erogata dall’Inps mentre l’altra consiste in una trattenuta giornaliera sulla busta paga.
Pensione di invalidità e stipendio: ecco cosa succede
Come anticipato, l’assegno di invalidità può essere cumulato con il reddito da lavoro. Anche perché l’invalidità viene rivista ogni tre anni e solo dopo il terzo rinnovo, la prestazione economica diventa definitiva. Pertanto è comune la situazione in cui una persona, anche con una percentuale alta di invalidità, continui a lavorare.
L’assegno di invalidità viene ridotto qualora lo stipendio del lavoratore superi di almeno 4 volte la pensione minima che, nel 2023, corrisponde a 563,74 euro. Se un lavoratore percepisce una stipendio 4 volte superiore a tale cifra, l’assegno di invalidità verrà ridotto del 25%; se lo stipendio supera di 5 volte la pensione minima, l’assegno di invalidità sarà ridotto del 50%, cioè dimezzato. L’assegno ordinario di invalidità viene erogato agli iscritti all’Assicurazione generale obbligatoria o ai fondi sostitutivi Inps. Inoltre, per beneficiarne, è necessario soddisfare i seguenti requisiti:
- aver versato almeno 5 anni di contributi di cui almeno 3 prima di fare richiesta per l’invalidità;
- avere un’ invalidità che supera i 2/3, con riferimento all’invalidità al lavoro o pensionabile. Questa valutazione tiene conto della capacità lavorativa residua: pertanto, per ottenere l’assegno di invalidità, non è sufficiente il riconoscimento dell’invalidità civile.
L’assegno ordinario di invalidità ha una durata di tre anni. Dopo tre anni il soggetto dovrà sottoporsi ad un’altra visita per valutare se le sue condizioni di salute sono cambiate o no. Qualora l’invalidità venisse riconfermata avrà diritto all’assegno per altri tre anni. Dopo tre rinnovi consecutivi, l’assegno viene considerato permanente. Ciò non esclude che l’INPS possa effettuare controlli per verificare se le condizioni sanitarie del beneficiario siano cambiate nel frattempo. Ricordiamo, inoltre, che coloro con un’invalidità pari o superiore all’80% possono accedere alla pensione anticipata: 61 anni per gli uomini e 56 per le donne. Nel caso in cui però l’invalidità riguardasse la vista, l’età pensionabile scende a 56 per gli uomini e 51 per le donne. Oppure è possibile sfruttare la misura di prepensionamento Ape sociale.