Problema e soluzione per scoprire intromissioni sul PC dopo questo biennio da (doppio) record di attacchi hacker.
Dall’anno zero dello scoppio della pandemia da Coronavirus si sono susseguiti due record, uno appresso all’altro che rappresentano il problema dei problemi di quest’era contrassegnata da sua maestà la tecnologia.
Nel 2021 ci si sorprendeva quasi di quel 3,26% dei dispositivi mobile e del 10,74% dei computer infettati da virus fraudolenti, che siano ramsonware, phising o più generalmente malware, fa lo stesso. Trecentosessantacinque giorni dopo, quei numeri appartenevano già al passato. Quasi dimenticati se non fosse per farne i paragoni con un altro record, quello del 2022.
Con 2.489 incidenti gravi, 440 attacchi in più rispetto all’annata record (in negativo) del 2021, l’ultimo anno concluso ha manifestato un problema sempre più grande, aumentato del 21% in termini di attacchi hacker, addirittura con una media mensile degli incidenti è stata 207, contro i 171 dell’anno precedente. Analisti e cyber security sono convinti che il 2023 finirà per aumentare ulteriormente questi dati che preoccupano i cittadini di tutto il mondo che hanno un dispositivo tra le proprie mani, dove inseriscono il proprio wallet, quel portafoglio digitale oggetto di saccheggio ormai da parte dei cyber criminali.
Le intromissioni sui nostri PC, sugli smartphone e tablet oltre che essere un chiaro defraudamento di ciò che è nostro, è un fatto estremamente grave per un comunque importante danno economico, ma non solo: violare un device significa che qualsiasi persona può spiarti e perfino controllare da remoto il tuo dispositivo. Con tutto ciò che ne consegue: frode, ricatto, l’estorsione o il furto, fate vobis.
Cronologia, reindirizzamenti del browser, dirottamento della sessione
Non è affatto semplice capire se un dispositivo è stato manomesso da remoto, gli hacker, come hanno confermato i dati dell’ultimo biennio, si sono dimostrati essere un passo avanti (se non due) ai cyber-security, ma conoscere il primo nemico è un punto di partenza per provare quanto meno a limitare questo fenomeno sempre più dilagante.
Al problema di capire se un device è stato violato, corrisponde una soluzione, quella di Jamie Akhtar, CEO e co-fondatore di CyberSmart, con i suoi tre indizi chiave rivelati sulle colonne (online) del The Sun.
“L’attività di rete sospetta può assumere diverse forme – spiega Jamie – potrebbe essere che la cronologia delle ricerche che mostra siti che non ricordi di aver visitato”. Ecco il primo punto: controllare la cronologia di ciò che hai fatto online: se ci sono portali che non hai visitato, potresti essere stato spiato.
Occhi puntati anche sui reindirizzamenti del browser e nel dirottamento della sessione. Nel primo caso, quando il browser ti porta su un sito web completamente diverso da quello che hai cercato non è affatto buon segno, meglio dististallare browser e wi-fi e istallare di nuovo tutto.
Nel secondo caso è lampante: qualcuno sta controllando il tuo dispositivo. In questo caso c’è bisogno di un software di sicurezza informatica per identificare qualsiasi malware, e nel caso formattare tutto.