Evasione fiscale: possono sequestrarti tutti i PC? Cosa dice la legge oggi

Se c’è il rischio di evasione fiscale, la legge prevede il sequestro dei beni, compreso il computer. Ma ci sono delle regole da seguire.

Si possono sequestrare i PC di uno studio professionale, nel caso in cui ci sia il sospetto di evasione fiscale? È un dubbio lecito, che riguarda sia i professionisti sia i clienti. Per rispondere alla domanda, è importante capire quali sono i meccanismi che regolano il diritto fiscale e in che modo si svolgono le indagini per evasione.

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Gli evasori fiscali possono subire il sequestro dei computer (internet.tuttogratis.it)

Sulla questione è intervenuta la Corte di Cassazione. Con la sentenza n. 1159/2017, ha specificato che se si sospetta che un determinato software di uno studio professionale venga utilizzato per evasione fiscale, allora può essere disposto il sequestro di tutti i computer, dunque anche quelli degli impiegati non indagati.

In particolare, il caso analizzato dai Giudici riguardava l’ipotesi in cui il software incriminato poteva essere attivato solo attraverso una pen drive e, dunque, per scovare il meccanismo alla base dei profitti non dichiarati, era stato necessario sequestrare tutti i dispositivi.

Il sequestro, tuttavia, ha l’obiettivo di trovare delle prove per le indagini; dunque, deve essere proporzionato a tale finalità e svolto secondo precise regole.

Sequestro dei computer per evasione fiscale: è sempre possibile? Le procedura da rispettare

Dal sequestro del computer di un professionista possono scaturire una serie di conseguenze più o meno negative.

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Si possono sequestrare tutti i PC di uno studio medico per sospetta evasione fiscale (internet.tuttogratis.it)

Innanzitutto, non avrà la possibilità di lavorare, perché tutti i dati sono registrati nella strumentazione sequestrata. Si tratta di una questione molto delicata, soprattutto se il professionista non è direttamente coinvolto nella sospetta evasione fiscale.

Per tutelare i lavoratori, la giurisprudenza ha specificato che la misura repressiva deve essere necessariamente proporzionata alla condotta dell’indagato. Per tale ragione, deve sussistere un fondato sospetto che i dispositivi sequestrati costituiscano l’oggetto usato per l’evasione oppure che in essi siano contenute prove rilevanti.

Nel caso esaminato dalla Corte di Cassazione, presso lo studio di un dentista erano stati sequestrati tutti i PC perché, da un’indagine fiscale, era emerso che tutti i dentisti di quello studio usavano un determinato software, azionabile attraverso pen drive, incriminato per evasione.

Uno dei professionisti, non coinvolto, aveva adito il Giudice perché, a causa del sequestro, non aveva potuto lavorare. Ma la Cassazione ha confermato la legittimità del ritiro di tutti i computer.

Per quale motivo? Il sequestro probatorio è stato disposto anche nei confronti dei non indagati che usavano lo stesso software perché fondamentale per scovare il metodo fraudolento che consentiva di ottenere guadagni “in nero”.

Per i Giudici, dunque, la ricerca del software e della pen drive era inevitabile per accertare la commissione del reato e la Polizia Giudiziaria aveva dovuto effettuare verifiche aggiuntive anche nei confronti del professionista non indagato che, però, aveva usato lo stesso software con le stesse procedure di gestione della contabilità.

In definitiva, era stata giusta la decisione del Tribunale di emettere l’ordine di perquisizione dell’intero studio medico, perché l’operazione era finalizzata all’ottenimento del corpo del reato, necessario per svolgere ulteriori accertamenti.

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