Per molte famiglie si paventa una situazione preoccupante: dovranno restituire i soldi ricevuti con l’Assegno Unico Universale per i figli.
La misura pensata dal Governo a sostengo di tutte le famiglie ed erogata dall’INPS ha funzionato molto bene, ma non sono mancati alcuni problemi e adesso c’è una nuova criticità.
La “colpa” dei disagi che presto si riverseranno su alcune famiglie non è da imputarsi a “dolo”, ma ai ricalcoli che l’Istituto di Previdenza ha dovuto fare in seguito alla recente Legge di Bilancio.
In pratica, coi ricalcoli, l’assegno di maggio è slittato a giugno, ma non è solamente questa la novità; infatti con i nuovi conteggi alcuni nuclei familiari dovranno dare indietro denaro che hanno già incassato, e magari anche speso proprio per le esigenze dei figli.
Assegno Unico, ecco chi deve restituire i soldi e come faranno a prenderli
Gli ultimi giorni di maggio sono stati un po’ caotici per quanto riguarda l’Assegno Unico Universale; molte famiglie non hanno ricevuto l’avviso e il pagamento di quanto spettante, ma l’INPS ha provveduto a comunicare tramite messaggio ufficiale come mai stava succedendo tutto ciò.
Col messaggio numero 1947 del 26 maggio 2023, infatti, l’Istituto di previdenza ha chiarito infatti proprio i cambiamenti e le novità in atto avvertendo gli utenti che in erano in corso conguagli finali (in positivo o in negativo).
Inoltre invitava i cittadini a verificare l’arrivo di email o SMS con le istruzioni per approfondire, naturalmente accedendo con le proprie credenziali nel portale ufficiale.
In alcuni casi qualche nucleo familiare o genitore con figli a carico si è visto riconoscere un congruo aumento. Ma per altri, purtroppo, è arrivato il momento di rendere indietro i soldi. Si tratta di un errore da imputarsi non alle dichiarazioni mendaci dei richiedenti, ma ad una imprecisione nella normativa. In pratica, le famiglie monogenitoriali dovranno restituire all’INPS i soldi che hanno preso in più come “maggiorazione”, se ne avevano fatto richiesta.
Secondo le normative vigenti da marzo a settembre 2022, i nuclei monofamiliari potevano appunto chiedere di ricevere una maggiorazione, che era prevista nel caso in cui “entrambi i genitori fossero risultati titolari di redditi da lavoro“.
Un cavillo tecnico però ha messo in confusione i genitori single, che per la Legge sono diversi dai genitori che hanno i figli a carico ma dei quali esiste anche un altro genitore (anche a seguito di separazione o divorzio).
Ecco che, a seguito di controlli, l’INPS ha individuato le categorie di genitori single a cui non spettavano le maggiorazioni richieste e ha proceduto ai ricalcoli. In pratica i soggetti coinvolti dovranno restituire i soldi, anche se per fortuna siamo nell’ordine di poche decine di euro. Le cifre corrisposte in più verranno scalate dalle prossime erogazioni.