Allarme pensioni: l’assegno per alcuni potrebbe non essere più erogato. Le motivazioni non lasciano dubbi: ecco le novità.
Sono ormai almeno due anni che i lavoratori sono in attesa della riforma del sistema pensionistico. Ma la questione è ancora in sospeso. La pensione è una tappa fondamentale nella vita di un lavoratore. Un diritto garantito e un tema di grande importanza sia per la società sia per l’economia del Paese.
Che cosa è la pensione? Forse la domanda potrebbe sembrare banale ma è bene chiarire il termine. La pensione consiste in un sostegno economico che permette al futuro pensionato di mantenere un adeguato tenore di vita e godere di una vecchiaia serena, sicura e, soprattutto, dignitosa.
Inoltre, qualora il titolare di una pensione o di un lavoratore iscritto a una gestione previdenziale INPS dovesse morire, alla famiglia è riconosciuta la pensione di reversibilità. Per questo trattamento il 2023 porta alcune novità; scopriamo quali.
Pensioni di reversibilità: le cause che potrebbe impedire l’erogazione dell’assegno
Questa tipologia di pensione rientra nell’ambito delle pensioni ai superstiti così come la pensione indiretta. In pratica, consiste in un trattamento economico destinato ai coniugi, ai figli minori o maggiorenni e ad altri eredi del pensionato o del lavoratore deceduto. Però, è necessario presentare una apposita domanda all’INPS, l’Istituto nazionale per la previdenza sociale.
Bisogna anche specificare che la pensione di reversibilità non è un trattamento permanente e a tempo indeterminato. Infatti, per ottenerlo sono necessari dei requisiti senza i quali l’assegno potrebbe essere ridotto, sospeso oppure decadere. Di conseguenza, per alcuni beneficiari l’assegno potrebbe non essere più erogato.
Ad esempio, il diritto alla pensione di reversibilità potrebbe decadere qualora il coniuge contragga un nuovo matrimonio. Invece, i figli minori perdono l’assegno nel momento in cui compiano 18 anni. Però, se studenti o studenti universitari avranno diritto all’assegno rispettivamente fino a 21 e fino a 26 anni.
Anche i figli con disabilità potrebbero perdere il diritto a ricevere una quota dell’assegno di reversibilità, nel momento in cui viene meno il loro stato di inabilità.
I genitori del pensionato o del lavoratore deceduto potrebbero ottenere la pensione di reversibilità, ma solo se non ricevono loro stessi un trattamento pensionistico. Infine, il diritto all’assegno della pensione di reversibilità decade per sorelle o fratelli se:
- contraggono matrimonio
- cessa lo stato di inabilità
- titolari di un’altra pensione
Come si calcola
L’importo dell’assegno è erogato dall’INPS ed è pari a una quota percentuale della pensione del dante causa (ossia, pensionato o lavoratore deceduto). Ciò significa che l’importo però non è uguale per tutti i familiari del defunto, ma dipende dal grado di parentela e dalla composizione nucleo familiare.
Ad esempio, è riconosciuto:
- 60% dell’importo al coniuge, se unico beneficiario
- 80% dell’importo, se presente anche un figlio
- 100% dell’importo, se presenti oltre al coniuge due o più figli
- 15% dell’importo, se presente un genitore
- 30% dell’importo, se presenti due genitori
- 15% dell’importo, se presente un fratello o una sorella
Inoltre, ogni anno i limiti di reddito per i beneficiari cambiano a causa della rivalutazione delle pensioni minime annue (nel 2023 è pari a 572,19 euro) in base all’inflazione registrata nell’ultimi 12 mesi.