Benefit per lavoratori: ecco tutte le agevolazioni nel 2023

Il Decreto Lavoro ha innalzato la soglia dei fringe benefit a 3 mila euro. Significa occasioni di risparmio importanti per i lavoratori dipendenti.

Fino a 3 mila euro beni e servizi disposti dall’azienda diventano imponibili ma solo se destinati ai dipendenti con figli a carico.

fringe benefit soglia 3 mila euro
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Il Governo Meloni ha approvato il Decreto Lavoro il giorno 1° maggio. Obiettivo principale è sostenere le famiglie e i lavoratori economicamente durante questo periodo di rincari. Tra gli interventi l’aumento della soglia dei fringe benefit a 3 mila euro come già successo nel 2023. Destinatari dell’agevolazione, però, solamente i lavoratori dipendenti con figli a carico. Per tutti gli altri il limite di non imponibilità resta di 258,23 euro. Inoltre, tale incremento della soglia resterà attivo solamente fino al 31 dicembre dell’anno in corso. Per poter finanziare il provvedimento sono stati stanziati 142 milioni di euro. Ma cosa sono i fringe benefit e come funziona la detassazione?

Fringe benefit 2023, di cosa si tratta

I fringe benefit sono beni e servizi che il datore di lavoro concede (non obbligatoriamente) ai dipendenti oltre la retribuzione base. Parliamo

  • del servizio mensa in azienda,
  • dei buoni pasto e buoni regalo,
  • dell’auto aziendale,
  • dell’assistenza sanitaria,
  • del cellulare o tablet aziendali,
  • delle borse di studio per i figli dei dipendenti,
  • delle case in locazione,
  • dei prestiti agevolati ai dipendenti,
  • dei corsi di aggiornamento professionale

E continuiamo con

  • le polizze di previdenza complementare,
  • l’opzione su titoli azionari (stock option),
  • i rimborsi spese,
  • gli abbonamenti alle palestre o a club sportivi.
  • i benefit non monetari come cene, feste aziendali, servizi di pulizia o asili nido aziendali.

I fringe benefit servono per motivare i dipendenti, fidelizzarli e migliorare la loro qualità della vita per aumentare il rendimento.

La detassazione sui benefici

Secondo l’articolo 51 del TUIR, il valore dei beni o dei servizi ceduti dal datore di lavoro al dipendente non concorre a formare il reddito solitamente nella misura massima di 258,23 euro nel periodo d’imposta di riferimento. Nel 2023 il limite è di 3 mila euro ma solamente per i lavoratori con figli a carico. Essere a carico significa avere un reddito personale inferiore a 2.840,51 euro oppure a 4 mila euro se sotto i 24 anni.

Tra le somme da detassare ricordiamo che si inseriscono anche quelle erogate dal datore di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del dipendente (servizio idrico, energia elettrica e gas naturale). Un aiuto economico rilevante, dunque, per i lavoratori ma i datori di lavoro ne approfitteranno o rimarranno fuori dal welfare aziendale?

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