Le banche stanno guadagnando cifre ingenti sui conti correnti dei clienti. Tutto per la mancata applicazione degli aumenti sui tassi di interesse.
Le somme vincolate nei conti correnti prevedono tassi di interesse più alti mai applicati dagli istituti di credito.
Il 2022 è stato un anno pessimo per i contribuenti piegati dalla crisi economica, dall’inflazione e dal conseguente aumento del costo della vita. Al contrario, l’anno passato si è rivelato una pentola d’oro per le banche. A testimonianza dell’affermazione i dati da record riguardanti i trimestrali 2022. Non solo, anche i primi tre mesi del 2023 hanno segnato cifre elevate anche superiori alle attese – secondo gli analisti. I cittadini dovrebbero essere rassicurati da questa “forza” del comparto bancario. La solidità è un avversario tosto della recessione economica. Eppure c’è una domanda alla quale i contribuenti vogliono rispondere.
A cosa è legato questo spropositato aumento di soldi? Qual è la causa dell’impennata dei bilanci e, soprattutto, com’è possibile che tanta ricchezza non si riversi minimamente sulla clientela? Basti pensare che ad oggi milioni di famiglie si ritrovano con mutui altissimi a causa dell’aumento del costo del denaro deciso dalla Banca Centrale Europea per arginare gli effetti dell’inflazione.
Banche e conti correnti, cosa sta succedendo
Enrico Zanetti, consigliere del Ministro dell’Economia Giorgietti, ha pubblicato sul portale Centro Studi Tributari Eutekne un’analisi intitolata “Extraprofitti delle banche da sterilizzare a favore della clientela“. Tale scritto consente di delineare il quadro generale sulla ricchezza degli istituti di credito.
Precisamente, le banche hanno lucrato sulla differenza tra i tassi di rendimento sui conto correnti dei clienti e i tassi applicati su mutui e prestiti. I primo sono rimasti a zero nonostante i rialzi legati alla BCC mentre i secondi hanno raggiunto percentuali stellari.
Il piano strategico delle banche
Per stimolare la ripartenza economica della zone euro ai tempi di Mario Draghi si era adottata una specifica strategia. Nel momento in cui i tassi di interesse di riferimento della BCE erano a zero, le banche hanno azzerato oppure ridotto notevolmente i tassi di interesse applicati alle giacenze vincolate sui conti correnti dei clienti. Tutto questo procedendo con modifiche dei contratti unilaterali.
Lo ius variandi ha concesso agli istituti tale possibilità considerata, dunque, legittima. Il “giustificato motivo” che ha dato credito alla facoltà prendeva spunto dagli allora tassi negativi. Ma da luglio 2022 la situazione si è invertita.
Nessuna tutela per i titolari di conti da parte delle banche
I tassi hanno cominciato a crescere vertiginosamente. La BCE rivoluziona l’assetto, gli interessi viaggiano veloci verso l’alto per cercare di stare dietro all’inflazione. Mutui e prestiti diventano inavvicinabili e il tasso variabile inizia a mietere vittime. Cosa fanno le banche per tutelare i clienti? Assolutamente nulla.
Nessun aumento dei rendimenti sulle giacenze dei conti correnti è stato registrato. L’effetto positivo non è stato trasferito ai privati né alle imprese. A godere solo gli istituti che si arricchiscono sempre di più mentre i contribuenti si impoveriscono a causa delle nuove dinamiche economiche.