Pensioni, novità attese solo in autunno: nuovo stop per minime, Opzione Donna e Quota 103

Le discussioni sulle pensioni riprenderanno in autunno, quando si avvicinerà il momento del varo della Legge di Bilancio 2024.

Come anticipato, la Riforma delle Pensioni non arriverà a breve. Passeranno ancora molti mesi prima che il Governo definisca ufficialmente le novità.

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Una parte del centrodestra ha proposto l’utilizzo di una quota delle risorse destinate al taglio del cuneo fiscale per aumentare le pensioni minime e allargare la platea delle beneficiari di Opzione Donna. Il tentativo non è andato a buon fine e le discussioni riprenderanno in autunno quando l’esecutivo sarà chiamato a redigere i punti principali della prossima Legge di Bilancio.

Al momento, dunque, non ci sarà alcun ritocco verso l’alto dei trattamenti minimi e le lavoratrici che avranno accesso a Opzione Donna rimarranno quelle previste dalla Legge di Bilancio 2023 (disoccupate, caregiver e invalide). Altri mesi di attesa, dunque, prima di poter assistere al tanto desiderato cambiamento che arriverà, questo almeno è da considerarsi certo. La maggioranza, infatti, ha già stabilito che in autunno la manovra dovrà includere un intervento per dare più soldi ai pensionati poveri. Inoltre, è previsto che l’esecutivo si impegni a trovare una nuova configurazione per Opzione Donna nonché un successore di Quota 103. C’è chi pensa ad una proroga di questo scivolo, forse con piccoli accorgimenti, ma al momento sono solo congetture.

Pensioni, l’attesa dei cambiamenti continua

La Riforma delle Pensioni nell’immaginario dei lavoratori risolverà i problemi di flessibilità in uscita e di importo dell’assegno pensionistico. La realtà è che al momento non ci sono spazi per una riorganizzazione del sistema previdenziale. Lo ha affermato il viceministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. “Non esiste una riforma compatibile con la nostra situazione demografica“.

Parole forti che frenano le speranze dei cittadini. La previdenza non verrà ritoccata come sperato ma dei cambiamenti ci saranno. Ogni decisione, però, è rimandata a settembre.

Le minime cresceranno, è una certezza

Nel 2023 con la rivalutazione le pensioni minime sono aumentate del 7,3% più un ulteriore 1,5% deciso dal Governo arrivando a 572,20 euro al mese (599,82 euro per gli over 75). Queste cifre sono destinata ad aumentare sicuramente dato che il tasso di inflazione del 2022 è risultato pari all’8,1% e non al 7,3% ipotizzato. Significa che gli assegni raggiungeranno quota 604,28 euro per gli over 75 e quota 576,45 euro per tutti gli altri pensionati percettori di trattamenti minimi. Non solo, verranno corrisposti anche gli arretrati che permetteranno ai cittadini un’entrata ancora più consistente. Tutto questo a partire da gennaio 2024 quando scatterà il conguaglio.

Cifre che a detta della Lega e di Fratelli d’Italia dovranno diventare ancora più consistenti. Da qui la proposta di destinare parte delle risorse destinate al taglio del cuneo fiscale per i trattamenti minimi. Proposta non accettata data la necessità di incrementare gli stipendi dei lavoratori. I partiti chiedono comunque che interventi diversi vengano valutati in autunno per aumentare ulteriormente le pensioni di importo basso.

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