Il Governo Meloni ha potenziato il taglio del cuneo fiscale per aumentare le retribuzioni dei lavoratori. I vantaggi sono reali o si tratta di un’ennesima illusione?
Il 1° maggio il Consiglio dei Ministri si è riunito per dare il via al Decreto Lavoro. Tra gli interventi un ulteriore taglio al cuneo fiscale.
Il Decreto Lavoro dello scorso 1° maggio ha l’obiettivo di tutelare il lavoro dei cittadini. Tra gli interventi più importanti il taglio delle tasse, gli incentivi alle assunzioni degli under 30 e dei percettori di RdC nonché l’erogazione di un Assegno di Inclusione a partire dal 1° maggio 2024. Sono solo alcune delle decisioni messe nere su bianco nel Decreto del Governo Meloni volto ad aumentare le buste paga dei cittadini e ad aiutare le famiglie in difficoltà economica.
Con riferimento al taglio del cuneo fiscale ricordiamo che si tratta di un ampliamento dell’intervento già attivo dallo scorso anno. Nello specifico, le tasse sono abbassate fino al 7% per reddito entro i 25 mila euro all’anno e al 6% per i redditi entro i 35 mila euro all’anno (1.923 euro di stipendio mensile e 2.692 euro). La premier Meloni tiene fede a quanto sostenuto e si impegna a risollevare le sorti dei lavoratori con redditi medio bassi. Ma il taglio come si traduce in cifre?
Taglio del cuneo fiscale e aumenti in busta paga
Prima di quantificare gli aumenti ricordiamo che il taglio del cuneo fiscale aggiuntivo sarà applicato dal 1° luglio al 31 dicembre 2023 – escludendo la tredicesima. Le risorse a disposizione sono di circa 3 miliardi di euro e si tradurranno in un aumento massimo in busta paga fino a 100 euro al mese netti.
Leggiamo la delusione sul volto di molti lettori che aspettavano cifre più alte. I soldi a disposizione del Governo, però, dovevano essere spartiti tra molti interventi e, dunque, meglio accontentarsi di poco che di niente.
Fringe benefit e nuovo tetto di esenzione fiscale
Nel Decreto Lavoro si legge come siano stati stanziati 142 milioni di euro nel 2023 per innalzare a 3 mila euro il tetto di esenzione fiscale dei fringe benefit aziendali per i lavoratori dipendenti con figli a carico. Significa che i datori di lavoro avranno l’opportunità di aiutare le famiglie alleggerendo l’incidenza dell’inflazione sui redditi dei dipendenti.
Nello specifico, non concorreranno a formare reddito
- i beni ceduti e
- i servizi prestati ai lavoratori con figli a carico e
- le somme erogate o rimborsate agli stessi dalle aziende per il pagamento di utenze domestiche dell’energia elettrica, del gas e del servizio idrico
nel limite di 3 mila euro. Da ricordare, infine, che alle novità citate si aggiungeranno altri aiuti inseriti nella Riforma del Fisco come la revisione dell’IRPEF, l’estensione della flat tax nonché la nuova IRES a due aliquote.