Gli stipendi dei lavoratori avranno importi diversi tra luglio e novembre 2023. Tutto merito del rafforzamento al taglio del cuneo fiscale.
Uno sgravio del 7% per guadagni sotto i duemila euro. Interessanti novità in arrivo per tutti i lavoratori.
Pur tenendo conto che si tratta di indiscrezioni arrivate alle nostre orecchie negli ultimi giorni, possiamo ipotizzare una decisione del Governo che farò sorridere i lavoratori. Il taglio del cuneo fiscale dovrebbe toccare quota 7%. Significa che l’aliquota a carico del dipendente sarà ancora più bassa. La percentuale maggiore sarà a carico del datore di lavoro, quella detratta al lavoratore verrà coperta dall’INPS tutelando la pensione futura.
Per il momento i cittadini rimangono con il fiato sospeso. Potranno sentirsi realmente sollevati quando le indiscrezioni diventeranno ufficiali con l’approvazione del Decreto Lavoro prevista per oggi, 1° maggio – la Festa dei Lavoratori. A fine giornata, dunque, si potrà avere la certezza di andare incontro a stipendi con importi più elevati soprattutto se si guadagnano meno di 35 mila euro all’anno. L’obiettivo di alleggerire la pressione fiscale del Governo Meloni potrebbe, così, essere raggiunto.
Stipendi più alti, i dettagli del taglio del cuneo fiscale
Al momento la quota contributiva del dipendente è del
- 6,19% per le buste paga sotto i 1.923 euro con reddito di 25 mila euro all’anno calcolato su tredici mensilità,
- 7,19% per le buste paga sopra i 1.923 euro ma entro i 2.692 euro con 35 mila euro all’anno.
Con il nuovo Decreto Lavoro il taglio sarà potenziato diventando del
- 7% per buste paga sotto i 1.923 euro (aliquota sotto il 2,19%),
- 6% per buste paga comprese tra 1.923 euro e 2.692 euro (aliquota del 3,19%).
I dipendenti pubblici vedranno scendere l’aliquota all’1,80% e al 2,80% in base alla retribuzione.
Le tempistiche dello sgravio
Il taglio scatterà dal mese di luglio e durerà fino a novembre. Rimangono fuori dallo sgravio lo stipendio di dicembre e la tredicesima mensilità erogata l’ultimo mese dell’anno. La bozza del Decreto, in effetti, aggiunge che nessuna conseguenza coinvolgerà la tredicesima. Significa che sui ratei maturati tra luglio e novembre rimarrà lo sgravio del 2 o del 3% come stabilito nella Legge di Bilancio 2023.
Quantifichiamo gli aumenti degli stipendi
Lo sgravio – dal costo di 4,1 miliardi di euro – porterà
- un ulteriore risparmio di 40 euro su stipendi di mille euro (200 euro per cinque mesi) arrivando fino ad un totale di 70 euro,
- un ulteriore risparmio di 60 euro su stipendi di 1.500 euro (300 euro per cinque mesi) arrivando fino ad un totale di 105 euro su un taglio del 7%,
- un ulteriore risparmio di 80 euro su stipendi di 2 mila euro (400 euro per cinque mesi) arrivando fino ad un risparmio di 120 euro,
- un ulteriore risparmio di 100 euro su stipendi di 2.500 euro (500 euro per cinque mesi) arrivando fino ad un risparmio di 150 euro.
Tale risparmio non cadrà unicamente sull’importo netto. Partendo dal minore esborso dei contributi, infatti, anche la base imponibile su cui viene calcolata l’IRPEF aumenterà. Significa che l’imposta sul reddito da versare sarà più alta.