Potrebbero esserci delle grosse novità in arrivo per Opzione Donna. Dal mese di maggio, si attendono delle correzioni all’attuale disciplina.
La prossima settimana dovrebbe essere approvato il Decreto Lavoro. Tra le novità previste, ce ne sono alcune relative anche ad Opzione Donna.
Si discute, infatti, di un possibile ampliamento della platea delle beneficiarie. La nuova versione di Opzione Donna, quindi, avrebbe dei presupposti meno restrittivi. Ma cosa ha in serbo il Governo per le lavoratrici? Verranno incrementati gli strumenti di uscita anticipata dal mondo del lavoro? Cerchiamo di dare risposta a tali interrogativi.
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Opzione Donna: come si smette di lavorare a 58 o 59 anni?
Le modifiche al regime di Opzione Donna, introdotte dalla Legge di Bilancio 2023, hanno fatto molto discutere, per il malcontento generato. La normativa, infatti, ha eccessivamente ristretto la categoria delle contribuenti alle quali è consentito smettere di lavorare in anticipo.
Attualmente, possono accedere ad Opzione Donna solo coloro che, entro il 31 dicembre 2022, hanno maturato i seguenti requisiti:
- almeno 60 anni di età. Se, però, si hanno figli, il presupposto anagrafico si riduce a 59 anni (se si ha 1 solo figlio) o a 58 anni (se si hanno 2 o più figli);
- 35 anni di contribuzione.
Ma non basta, perché le lavoratrici devono appartenere ad una di tali categorie:
- caregivers, da almeno 6 mesi, di un familiare disabile grave convivente;
- invalide al 74%;
- licenziate o dipendenti da aziende in crisi.
L’introduzione dei nuovi presupposti aveva scatenato l’ira dei sindacati e delle associazioni rappresentative delle lavoratrici e, per tale motivo, il Governo aveva dichiarato di essere disposto anche ad apportare delle modifiche, se necessario.
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Cosa potrebbe cambiare?
Secondo le indiscrezioni, nella bozza del Decreto Lavoro (che dovrebbe essere approvata ad inizio maggio), sarebbero contenuti dei correttivi alla disciplina di Opzione Donna.
Ma quali cambiamenti potrebbero essere previsti? Le ipotesi più accreditate sono le seguenti:
- estensione del termine di maturazione dei requisiti fino ad aprile o luglio 2023, ma con le condizioni vecchie (dunque, 58 anni per le dipendenti e 59 per le autonome e 35 anni di contribuzione effettiva);
- possibilità di pensionamento a 59 anni per tutte le lavoratrici e a 58 anni solo per le categorie “fragili” (dunque, caregivers, invalide e licenziate);
- cancellazione del presupposto del numero di figli per beneficiare dello sconto anagrafico e dell’uscita agevolata.
Specifichiamo che, ovviamente, si tratta solo di supposizioni e, per avere certezze, bisognerà attendere la divulgazione del testo completo del Decreto Lavoro. Possiamo, però, ipotizzare che la difficoltà maggiore nel mettere in pratica la manovra, sarà reperire le risorse finanziarie necessarie a consentire il pagamento di un numero di pensioni maggiore.