L’importo dell’assegno pensionistico varia a seconda dei contributi maturati negli anni e dell’età anagrafica del lavoratore al momento del pensionamento.
Il sistema previdenziale italiano prevede tre sistemi di calcolo della pensione, retributivo, misto e contributivo.
Il dilemma più grande di un lavoratore è capire quanto prenderà di pensione. La paura è di non poter mantenere da pensionato lo stesso tenore di vita al quale si è abituati. I timori sono del tutto fondati soprattutto se si rientra nel calcolo contributivo. Da anni i cittadini italiani lamentano pensioni dall’importo troppo basso e l’aumento spropositato del costo della vita ha reso ancora più evidente tale problematica.
Il Governo è al lavoro per cercare di garantire ai lavoratori sia scivoli più flessibili sia aumenti dell’assegno pensionistico. La Riforma delle pensioni tanto attesa dovrebbe arrivare entro il 2024 ma l’incremento degli importi si spera possa giungere anche prima. Ma come si calcola l’assegno della pensione?
Assegno pensionistico e calcolo dell’importo
In Italia le pensioni vengono calcolate utilizzando tre diversi sistemi, misto, retributivo e contributivo. I lavoratori con almeno 18 anni di contribuzione maturati entro il 31 dicembre 1995 vedranno applicato il sistema retributivo che si basa sulle ultime retribuzioni risultando più conveniente.
Chi, invece, ha maturato meno di diciotto anni di contributi prima del 31 dicembre 1995 dovrà procedere al conteggio con sistema misto (retributivo fino alla suddetta data e contributivo per i versamenti successivi al 1° gennaio 1996).
Infine c’è il sistema contributivo (contributi maturati dal 1° gennaio 1996) che a breve interesserà tutti i lavoratori andando a sparire i primi due per questioni temporali.
Sistema contributivo
Il sistema di calcolo contributivo tiene conto del montante individuale contributivo. Per determinarlo occorrerà considerare la base imponibile annua relativa ai periodi di contribuzione (obbligatoria, figurativa, volontaria, da riscatto, da ricongiunzione) e al totale dei contributi maturati ogni anno di lavoro per poi moltiplicarla per l’aliquota di computo. Questa è pari al
- 33% per i contributi dei lavoratori dipendenti,
- 24% per i contributi dei lavoratori autonomi,
- dal 24 al 33% per gli iscritti alla Gestione Separata INPS.
Sommando l’ammontare dei contributi di ogni anno (rivalutato sulla base del tasso di capitalizzazione previsto dalla variazione media quinquennale del PIL calcolata dall’ISTA) si otterrà il montante contributivo.
Coefficienti di trasformazione per il risultato finale
Il montante contributivo andrà moltiplicato per il coefficiente di trasformazione che dipenderà dall’età anagrafica del lavoratore al momento del pensionamento. Nel 2023, ad esempio, il coefficiente è del 4,615% a 60 anni, 5,028% a 63 anni e 5,723% a 67 anni. Più si aspetterà a lasciare il lavoro, più alto sarà l’importo dell’assegno pensionistico.
Il risultato (ossia le pensione lorda annua) andrà diviso per tredici mensilità in modo tale da ottenere la pensione lorda mensile.
Sistema retributivo
Un breve accenno al sistema di calcolo retributivo. Prevede due quote, A e B. La prima fa riferimento alle retribuzioni delle ultime 260 settimane di lavoro dipendente (520 di lavoro autonomo) moltiplicate per il numero di settimane accreditate fino al 31 dicembre 1992.
La quota B, invece, tiene conto delle retribuzioni dal 1° gennaio 1993 fino al pensionamento. Sommando le quote basterà dividere il risultato per tredici e ottenere l’importo dell’assegno pensionistico mensile.