Legge 104, le regole poco conosciute per l’assistito che abita lontano più di 150 chilometri

La Legge 104 permette di richiedere i permessi mensili di tre giorni anche se l’assistito abita a più di 150 chilometri di distanza.

Il dipendente che si deve prendere cura di un familiare con disabilità grave che abita lontano dovrà testimoniare l’effettiva visita all’assistito.

Legge 104 distanza 150 chilometri
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I titolari di Legge 104 possono approfittare di due importanti misure in ambito lavorativo. Parliamo dei permessi di tre giorni al mese e del congedo straordinario fino a due anni, entrambi retribuiti. Le agevolazioni sono disciplinate da una rigida normativa che il dipendente dovrà rispettare per non incorrere in sanzioni e provvedimenti (anche il licenziamento).

Condizione necessaria per richiedere sia i permessi che il congedo è che i giorni di assenza dal lavoro siano dedicati alla cura del familiare con handicap grave. Poi ci sono altri paletti come la convivenza obbligatoria nel caso del congedo straordinario. Esistono solo tre eccezioni ossia il genitore che si prende cura del figlio, la residenza nello stesso palazzo del disabile e la richiesta della residenza temporanea di dodici mesi (solo se caregiver e assistito vivono in due Comuni differenti).

Proprio con riferimento a residenze in Comuni differenti, oggi approfondiremo le regole da rispettare nel caso in cui la distanza tra le parti interessate sia superiore a 150 chilometri. 

Legge 104 e distanza superiore a 150 chilometri

La distanza maggiore di 150 chilometri presuppone che il dipendente dimostri l’effettivo raggiungimento del Comune in cui risiede l’assistito. Significa che il lavoratore dovrà presentare al datore di lavoro un’idonea documentazione o un titolo di viaggio. Parliamo del biglietto del treno o dell’aereo, del pedaggio autostradale, del biglietto di un mezzo pubblico nonché della dichiarazione del medico o della struttura che cura oppure presso la quale è stata accompagnata la persona con handicap grave.

Spetterà al datore di lavoro o all’amministrazione di riferimento verificare l’adeguatezza dei documenti portati a supporto della prova dello spostamento superiore a 150 chilometri. Se le prove non dovessero convincere allora l’assenza non sarà giustificata.

Residenza temporanea e congedo straordinario

Nel caso in cui il lavoratore richieda il congedo straordinario abbiamo già segnalato come sia obbligatoria la convivenza con la persona disabile titolare della Legge 104. Vivendo a 150 chilometri di distanza, dunque, l’unico modo per poter approfittare dell’agevolazione sul lavoro è fare domanda di residenza temporanea. 

Parliamo dell’iscrizione allo schedario della popolazione temporanea obbligatoria per chi risiede in un Comune da più di quattro mesi ma non intende stabilirvi la residenza anagrafica. Il tempo massimo per sfruttare questa possibilità è, però, di dodici mesi. Trascorso questo lasso temporale il dipendente dovrà prendere una decisione. Cambiare la residenza per poter continuare a fruire del congedo straordinario o tornare nel proprio Comune in cui si ha la residenza anagrafica interrompendo il congedo.

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