I social media sono in grado di creare dei disturbi nell’alimentazione dei più giovani? Ecco che cosa ha scoperto una nuova ricerca condotta in Inghilterra.
I social media fanno ingrassare? Sembra una domanda provocatoria, quasi senza senso Che correlazione potrebbe mai esistere tra l’utilizzo delle piattaforma social sui nostri cellulare, e le nostre abitudini alimentari?
Eppure, questa è l’ipotesi che è stata lanciata di recente dall’University College di Londra in un nuovo studio scientifico pubblicato sulla rivista PLOS Global Public Health.
I ricercatori si sono occupati infatti di analizzare abitudini tecnologiche e alimentari in gruppo di ragazzi tra i 10 e 24 anni. Il team di ricerca ha potuto attingere a un campione molto vasto, con ragazzi provenienti da 17 nazioni diverse. E pur non fornendo riscontri empirici risolutivi, il quadro tratteggiato nella ricerca preoccupa non poco, in primo luogo perché identifica un trend comune a tutti i gruppi.
I social media fanno ingrassare? Ecco che cosa hanno scoperto i ricercatori inglesi
Tutti gli adolescenti che passano molto tempo al giorno sui social, finendo con il visionare tantissimi profili e pubblicità che “inneggiano” a mantenersi sempre in forma, pur di piacere agli altri, vengono recepiti in modo molto negativo dai più giovani. Questi infatti interiorizzano queste immagini giorno per giorno, convincendosi che siano quegli standard fisici indispensabili per essere accettati nella nostra società.
E questo aumento in modo sensibili, nei ragazzi, la possibilità di sviluppare dei veri e propri disturbi alimentari. Adeguarsi infatti a questi canoni, sembra fin troppo spesso l’unico modo per essere accettati dalla società, e questo studio inglese, pur non potendo portare delle vere prove in merito, pone comunque a una riflessione sociologica che non può in alcun modo essere sottovalutata.
Se non si rendono più trasparenti gli algoritmi social, risolvere questo problema è quasi impossibile.
Capire come risolvere questo problema non è affatto semplice, come ha spiegato Amanda Raffoul, ricercatrice specializzata, è intervistata di recente dalla rivista Star sul tema. La donna si occupa da anni di disturbi alimentari nei più giovani, e la prima cosa che dichiarato ai giornalisti, è che senza una maggiore trasparenza, da parte dei grandi colossi hi tech, sugli algoritmi che utilizzano per consigliare i video ai più giovani, il problema resta di difficile se non quasi impossibile, risoluzione.
Oltretutto parliamo di un fenomeno che coinvolge il nostro paese in prima persona. Basti solo pensare al fatto che in Italia, per chi ha meno di 25 anni, al momento le principali cause di morte sono anoressia e bulimia.