Nel caso in cui il cliente di una banca venga truffato con il phishing la responsabilità è sua oppure dell’istituto di credito? Ecco come funziona.
Una recente sentenza della corte di Cassazione ha stabilito di chi sia la responsabilità nel caso in cui il cliente di una banca venga truffato con il phishing. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo tutto quello che c’è da sapere in merito.
Alimentazione, abbigliamento, istruzione dei figli, biglietti del treno o aerei, ma anche palestra, bollette delle utenze domestiche e tanto altro ancora. Spesso sembra quasi non farci caso eppure sono davvero tante le volte in cui ci ritroviamo a dover sborsare del denaro al fine di pagare i vari beni e servizi di nostro interesse. Allo stesso tempo sono tanti e diversi gli strumenti di pagamento a nostra disposizione, come ad esempio bancomat e carte di credito.
Quest’ultimi, purtroppo, finiscono spesso al centro dell’attenzione di alcuni malintenzionati che cercano di estorcere, attraverso delle vere e proprie trappole, dei soldi al malcapitato di turno. Proprio in tale ambito sono in molti a chiedersi di chi sia la responsabilità nel caso in cui il cliente di una banca venga truffato con il phishing. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo tutto quello che c’è da sapere in merito.
Banche, occhio alle truffe, la responsabilità è del cliente o dell’istituto? La sentenza
In attesa di assistere ad una rivoluzione che potrebbe a breve coinvolgere il denaro contante, giungono importanti novità per quanto concerne le truffe ai danni dei correntisti. A tal proposito, infatti, non può passare inosservata la sentenza numero 7214 della corte di Cassazione in base alla quale gli istituti di credito non sono responsabili delle truffe con phishing ai danni dei propri clienti.
Entrando nei dettagli, così come riportato dall’Ansa, il caso oggetto della sentenza della corte d’appello di Palermo ha visto il titolare di un conto corrente disconoscere un bonifico eseguito telematicamente da una terza persona. Quest’ultimo, infatti, era frutto di un’operazione fraudolenta.
Ebbene, nella causa di primo grado il Tribunale di Palermo ha condannato l’istituto di credito a rimborsare il cliente. Questo perché aveva ritenuto che la banca non avesse attuato le misure di sicurezza necessarie a prevenire la truffa in questione.
In seguito, però, la sentenza della Corte d’Appello di Palermo, così come confermato dalla Suprema Corte, ha cambiato le carte in tavola. È stato infatti stabilito che la banca non è responsabile dell’accaduto e per questo il ricorso non è ammissibile.