Sempre più scienziati hanno paura della prossima comparsa sulla terra dei cosiddetti virus zombie. Vediamo insieme di cosa si tratta e perché una parte della comunità scientifica è tanto preoccupata.
Il riscaldamento globale sta per contribuire alla nascita di una nuova specie di virus di cui l’umanità dovrebbe avere paura? Questa è l’opinione che ormai da alcuni anni, diversi scienziati stanno cercando di sottoporre all’attenzione del grande pubblico.
Per comprendere i motivi di questo allarme, bisogna in primo luogo capire che le temperature sempre più calde che si registrano sul pianeta, stanno modificando il permafrost, uno strato di suolo molto profondo e ghiacciato.
Cosa sono i virus zombie e dove si trovano
Il rischio infatti è che alla lunga, questo strato possa infine iniziare a sciogliersi. E questo secondo molti, rischia di essere un problema serissimo per l’umanità, in quanto sotto il permafrost, vi sono depositati centinaia di migliaia di virus dormienti, conosci anche come “virus Zombie” in virtù del fatto che sono letteralmente in letargo, e tenuti inattivi dal ghiaccio che li ha congelati da chissà quanti millenni. E il timore di una parte della comunità scientifica internazionale è che adesso la situazione possa cambiare drasticamente.
Nelle ultime settimane, l’allarme è stato lanciato anche da Kimberley Miner, scienziata del clima, che svolge il suo ruolo presso il California Institute Technology della Nasa. la donna ha infatti dichiarato ai giornalisti di essere molto preoccupata: “Ci sono diversi elementi preoccupanti in relazione al permafrost, questo mostra davvero perché è estremamente importante mantenere la maggior parte del permafrost il più possibile congelato”.
Lo scienziato alla Cnn: “Vediamo le tracce di molti altri virus. Non sappiamo per certo se siano ancora vivi”
C’è poi il caso di Jean-Michel Claverie, scienziato dell’Università di Marsiglia, a cui tempo fa è stato affidato l’importante compito di analizzare alcuni di questi virus dormienti, prelevato sotto il permafrost in Siberia. L’uomo è diventato oltretutto molto famoso nel 2014, quando è riuscito nell’incredibile impresa di ridare vita e riattivare un virus isolato e rilevato all’interno del permafrost.
Di recente, l’uomo ha rilasciato sul tema un’intervista alla Cnn spiegando che “questi virus che infettano l’ameba come surrogati di tutti gli altri possibili virus che potrebbero trovarsi nel permafrost. Vediamo le tracce di molti, molti, molti altri virus. Sappiamo che sono lì. Non sappiamo per certo se siano ancora vivi. Ma il nostro ragionamento è che se i virus dell’ameba sono ancora vivi, non c’è motivo per cui gli altri virus non siano ancora vivi e in grado di infettare i propri ospiti”.
Il pericolo dunque esiste ed è evidente come negli ultimi anni, la stessa comunità scientifica ne stia prendendo una maggiore consapevolezza. Ovvio come la pandemia che tre anni fa ha investito l’intero Occidente, ha posto un’attenzione sul tema che non si vedeva forse da inizio anni duemila, quando la Sars fece la sua comparsa nell’umanità. Ecco perché un altro ottimo motivo per frenare il riscaldamento globale in atto, è proprio quello di evitare il ritorno di virus zombie, che potrebbero purtroppo rivelarsi molto più letali di quelli che attualmente si trovano già in natura.