Pensione, tempi e requisiti: come si esce dal lavoro nel 2023

Il sistema pensione poggia in gran parte sull’anticipo. Da Quota 103 all’Ape Sociale, con un’opzione (limitata) per il meccanismo contributivo.

Quale futuro per le pensioni italiane? Risposta decisamente non semplice. C’è da sperare che, alla fine dell’anno, si abbia a disposizione un meccanismo volto non solo alla garanzia ma anche alla semplificazione degli accessi.

Modalità pensione 2023
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Il che, naturalmente, imporrebbe la presenza di un Governo ancora in sella. E, nondimeno, di risorse sufficienti a mettere nero su bianco un sistema pensionistico utile ai nuovi pensionandi e anche a quelli vecchi. Ossia a tutti coloro che, pur potendo usufruire dei vecchi sistemi, non hanno potuto farlo per questioni di tempo. Più o meno quello che l’esecutivo sta tentando di fare con il quadro pensionistico relativo al 2023, durante il quale vigerà la cosiddetta Quota 103, seconda sostituta della vecchia Quota 100, mantenendo però gli effetti delle misure precedenti per chi possiede determinati requisiti entro precisi limiti temporali. In pratica, anche nel 2023, alcuni contribuenti potranno usufruire dei meccanismi connessi a Quota 100 e Quota 102, oltre che degli altri strumenti di anticipo.

Una strategia pensata per garantire un pensionamento equo a coloro che, maturando i requisiti in data successiva alle scadenze originarie (ma comunque non troppo distanti a livello temporale), l’accesso alla pensione secondo i dettami utilizzati per chi ha maturato condizioni paritarie. Ad esempio, uscirà tuttora con Quota 100 (quindi con 62 anni di età anagrafica e 38 di contributi) chi avrà raggiunto i requisiti prefissati entro il 31 dicembre 2021. Più o meno lo stesso per Quota 102: i 64 anni di età e i 38 di contributi dovranno esser stati ottenuti entro il 31 dicembre 2022. Per tutti gli altri, scatteranno i meccanismi di anticipo, da Ape Sociale a Opzione Donna per le lavoratrici, oltre che il sistema di Quota 103.

In pensione a 64 anni e 20 di contributi: il caso limite

La Legge di Bilancio ha dunque introdotto un nuovo strumento pensionistico, utile per coloro che, al 31 dicembre 2023, avranno maturato 41 anni di contribuzione a fronte di 62 di età compiuti. Prevista la finestra mobile di tre mesi per tutti quei lavoratori impiegati nel settore privato, mentre il settore pubblico beneficerà di un lasso di tempo pari a sei mesi. Attenzione perché i termini per la presentazione della domanda saranno aperti non oltre il prossimo 28 febbraio 2023, con decorrenza del trattamento a partire dall’1 settembre 2023. Nell’ambito della 197/2022, il Governo ha trovato spazio per la riconferma dell’Ape Sociale, valido per le  categorie più deboli e per chi opera in contesti considerati usuranti. Si va, quindi, nell’ordine di quattro categorie:

  • disoccupati con esaurimento dell’indennità di disoccupazione;
  • invalidi civili perlomeno al 74%;
  • caregiver;
  • lavoratori che svolgono attività “difficoltose e rischiose”.

Come cambia Opzione Donna

Opzione Donna, destinata alle lavoratrici, è la misura cambiata maggiormente in fase di dibattito e, quindi, di approvazione. Pur a fronte di un restringimento del campo d’azione, le lavoratrici con 50 anni di età e 35 di contributi raggiunti entro il 31 dicembre 2022 potranno sfruttare tale canale preferenziale. Il novero delle possibili beneficiarie, però, si riduce sensibilmente: Opzione Donna, al momento, è valida esclusivamente per le caregiver, per chi ha un’invalidità civile perlomeno del 74% e per coloro licenziate da imprese con attivo un tavolo di gestione della crisi. Possibile uno sconto per un massimo di due annualità (da 60 anni di età anagrafica a 58) per ogni figlio.

Il meccanismo solo contributivo

Per chi cerca l’anticipo sulla pensione, occhio anche alla possibilità di usufruire, per il 2023, degli effetti della cosiddetta Legge Dini. Riguardante in via esclusiva coloro che effettuano il proprio calcolo unicamente tramite il sistema contributivo. Chi ha iniziato a versare i propri contributi in data antecedente all’1 gennaio 1996, o che, in alternativa, poggia sul computo in Gestione separata Inps, potrà accedere alla pensione con appena 20 anni di contribuzione versata e a 64 anni di età ma solo se l’importo della pensione sia pari a 2,8 volte l’assegno sociale. Considerando che, nel 2023, la cifra si attesta a 503 euro mensili, la pensione dovrebbe superare quota 1.400 euro al mese. Ristretto, però, il campo d’azione. Un sistema simile, infatti, andrà inevitabilmente a premiare gli stipendi più alti e su tempi di lavoro più brevi.

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