La pensione di reversibilità 2023 sarà sottoposta al meccanismo della perequazione. Quali sono gli aumenti per il nuovo anno?
La pensione di reversibilità è il trattamento riconosciuto ai familiari del pensionato o dell’assicurato, in seguito al suo decesso. In sostanza, l’ordinamento giuridico italiano prevede la possibilità per i familiari del pensionato o dell’assicurato di percepire una percentuale del trattamento pensionistico che spetta al defunto.
Come tutti i trattamenti pensionistici anche quello di reversibilità è sottoposto al meccanismo della perequazione. Ci stiamo riferendo a quel sistema che prevede di adeguare gli importi degli assegni di pensione in base al reale costo del denaro.
Quest’anno, in seguito alla crisi economica e all’aumento del tasso di inflazione che ha caratterizzato il 2022, i trattamenti pensionistici hanno subito una rivalutazione di tutto rispetto. Per il momento, la rivalutazione temporanea prevede un incremento del 7,3% degli importi.
Scopriamo quali sono gli aumenti a cui avranno diritto i percettori di pensione di reversibilità.
La pensione di reversibilità 2023: di cosa si tratta
Come abbiamo visto la pensione di reversibilità è un trattamento economico che spetta al familiare superstite del pensionato o dell’assicurato. In base a quanto stabilito dall’ordinamento giuridico italiano il trattamento pensionistico in questione spetta al:
- Coniuge o unito civilmente;
- Coniuge separato;
- Coniuge divorziato a condizione che sia titolare dell’assegno divorziare e che non sia nuovamente sposato.
Se il dante causa, ovvero il pensionato o l’assicurato defunto, ha contratto un nuovo matrimonio le quote spettanti al coniuge superstite e al coniuge divorziato sono stabiliti tramite sentenza del Tribunale.
In assenza di un coniuge, la legge stabilisce che hanno diritto alla pensione di reversibilità:
- I figli minorenni;
- I figli inabili al lavoro e a carico del genitore al momento del decesso;
- I figli maggiorenni studenti a carico del genitore al momento del decesso, che non prestano attività lavorativa;
- I figli maggiorenni studenti a carico dei genitori al momento del decesso, che non prestano attività lavorativa entro e non oltre il 26esimo anno di età.
In assenza di figli e coniuge, l’assegno di reversibilità spetta ai genitori dell’assicurato o del pensionato che, al momento della morte, hanno compiuto 65 anni di età e non sono titolari di pensione e risultano a carico del lavoratore deceduto.
Lo stesso discorso vale anche per fratelli celibi e sorelle nubili dell’assicurato e del pensionato che hanno la possibilità di percepire il trattamento pensionistico in assenza di coniugi figli e genitori. Ma anche, in questo caso, è necessario che i soggetti in questione risultino a carico del lavoratore deceduto.
Le quote che spettano i superstiti
In base a quanto stabilito dalla legge italiana la pensione ai superstiti è pari ad una quota percentuale dell’importo percepito dal dante causa.
In sostanza, i familiari che percepiscono l’indennità ricevono un’aliquota dell’importo che l’Inps erogava al pensionato quando era in vita.
Nello specifico:
- Al coniuge solo spetta il 60% della pensione;
- Al coniuge è un figlio spettano l’ottanta per cento della pensione;
- In presenza di un coniuge e due o più figli spetta al 100% della pensione.
Se il diritto viene trasmesso a genitori o fratelli o sorelle del dante causa, le quote di reversibilità previste dalla legge sono le seguenti:
- Un figlio ha diritto alla 70% della pensione;
- Due figli hanno diritto all’80% della pensione;
- 3 o più figli hanno diritto al 100% della pensione;
- Un solo genitore ha diritto al 15% della pensione;
- Due genitori hanno diritto al 30% della pensione;
- Un solo fratello o una sola sorella ha diritto al 15% della pensione;
- Due o più fratelli o due o più sorelle hanno diritto al 30% della pensione.
Per ottenere la pensione di reversibilità è necessario presentare domanda all’INPS attraverso il servizio online dedicato. In alternativa, è possibile rivolgersi al Contact Center o rivolgersi agli enti di patronato e agli intermediari dell’Istituto.
Rivalutazione pensione di reversibilità 2023
La pensione di reversibilità 2023 sarà sottoposta al ad una rivalutazione che ha lo scopo di adeguare gli importi al reale costo della vita.
Per questo motivo, a partire dal 1 gennaio 2023, gli importi della pensione ai superstiti saranno modificati per effetto del meccanismo della perequazione. In base a quanto stabilito dalla Legge di bilancio firmata dal governo Meloni, la rivalutazione delle pensioni sarà pari al 7,3%. Tuttavia, è prevista anche una rivalutazione a parte per le pensioni di reversibilità. In tal caso, infatti, si parla di un’aliquota del 1,50%.
Di conseguenza, il pensionato che percepisce una pensione di reversibilità più un trattamento pensionistico minimo andrà incontro ad una rivalutazione complessiva del 8,8%, per effetto della somma tra 7,3 e 1,5.
Cosa succede al minimo della pensione
Il minimo della pensione di reversibilità è stato fissato a 524,34 euro al mese per tredici mensilità. In base alla perequazione del 2023, quest’importo raggiungerà i €570. Tuttavia, affinché la pensione di reversibilità possa subire questo tipo di rivalutazione è necessario che il reddito annuo del 2022, sia pari o inferiore a 20.489,82 euro.
A conti fatti, un superstite senza figli che riceve il 100% della pensione di reversibilità beneficerà di una rivalutazione:
- Del 60% per un reddito fino a tre volte il minimo;
- Del 45% con un reddito da tre a quattro volte il minimo;
- Del 36% per un reddito compreso tra 4 e 5 volte l’importo minimo;
- Mentre con un reddito oltre 5 volte il minimo la rivalutazione sarà pari al 30%.