Case popolari a Bologna: come si va in affitto dal Comune

Il meccanismo delle case popolari può subire modifiche a seconda del territorio. Ecco i requisiti obbligatori per il territorio felsineo.

Rientrare nel novero dei cittadini con diritto all’assegnazione di una casa popolare, significa maturare la possibilità nell’ambito di condizioni socio-economiche particolarmente difficoltose.

Casa popolare Bologna
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Lo Stato italiano prevede infatti la possibilità, per alcuni cittadini, di accedere agli immobili pubblici, per permettere ai rispettivi nuclei familiari (non in grado di provvedere da sé all’acquisto di una casa) di avere a disposizione una residenza con canone di locazione agevolato. Questo significa che, pur a fronte di un comprovato disagio economico, un regolare affitto dovrà essere garantito all’ente che gestisce le assegnazioni degli immobili. Il tutto, come detto, verrà chiaramente svolto secondo logiche di “mercato” differenti rispetto a quelle che regolano il settore immobiliare ordinario. È l’Istituto autonomo case popolari a gestire l’edilizia pubblica, procedendo all’assegnazione degli immobili a coloro che ne faranno richiesta (o in base a circostanze particolari, quali l’esproprio per lavori pubblici) sulla base di specifiche graduatorie. Gli enti in questione detengono il proprio raggio di competenza entro il territorio provinciale.

In sostanza, pur a fronte di una pratica di gestione sostanzialmente comune, in ogni territorio vige una regolamentazione di riferimento. Questo, però, non significa che i destinatari degli immobili differiscano a seconda della zona di residenza, almeno in termini generali. Le case popolari, infatti, sono destinate a chi non possiede un reddito o a chi ne possiede uno inferiore ai limiti previsti dalla legge per l’accesso all’agevolazione. Inoltre, figurano fra i potenziali beneficiari i disabili e i portatori di handicap, oltre che i genitori soli con uno o più figli a carico. Inclusi anche i cittadini italiani risultanti senza fissa dimora. Per quel che riguarda il reddito limite, risulta un elemento decisivo oltre che quello soggetto a maggiori variazioni da territorio a territorio.

Case popolari a Bologna: i requisiti obbligatori per l’accesso

Fondato all’inizio del Novecento da Luigi Luzzatti, l’Istituto Case popolari ha subito un’importante trasformazione durante gli anni Cinquanta, quando l’allora ministro del Lavoro, Amintore Fanfani, diede il nome al piano INA-Casa, in vigore dal 1949 al 1963, che in poco più di un decennio porterà a compimento più di due milioni di abitazioni destinante al progetto di edilizia residenziale pubblica. Al momento, secondo FederCasa, le abitazioni popolari in Italia sarebbero circa 750 mila, con requisiti di accesso che, soprattutto sul piano reddituale, possono variare in base alle regolamentazioni disposte dalle amministrazioni locali. Un esempio rilevante, in questo senso, è il piano previsto dal Comune di Bologna, che concede l’accesso alle case popolari a ogni cittadino, italiano o straniero, residente o con attività lavorativa prevalente svolta nel territorio felsineo. Tenendo però conto di un valore reddituale, ossia un Isee non superiore ai 17.150 euro.

L’impostazione generale, requisiti a parte, prevede la partecipazione a un apposito bando. In pratica, ogni cittadino potenzialmente beneficiario dell’assegnazione, potrà fare domanda in concomitanza con la pubblicazione di un nuovo bando comunale. All’istanza, dovrà essere allegato un documento di identità in corso di validità, copia del codice fiscale del dichiarante e un’attestazione Isee (ordinario) valida al momento della domanda. Inoltre, in caso, sarà richiesto il contratto di affitto registrato e l’ultima bolletta pagata. Questo per quel che riguarda i cittadini italiani. Per gli stranieri, invece, sarà obbligatoria la produzione di una documentazione comprensiva di un permesso di soggiorno in corso di validità. Eventualmente, potrà essere richiesta ulteriore documentazione, quale:

  • dichiarazione di lavoro occasionale o domestico;
  • documenti comprovanti condizioni di invalidità;
  • eventuali documenti relativi a provvedimenti di sfratto;
  • eventuale obbligo di rilascio dell’immobile abitato.

Fra i possibili beneficiari, o comunque fra coloro con possibilità di inviare domanda, figurano anche coloro che abbiano un’attività lavorativa all’interno della Regione Emilia-Romagna da almeno tre anni. A patto che il proprio indicatore Isee segni una cifra non superiore ai 17.150 euro. Qualora un cittadino avesse già inoltrato domanda senza risultare assegnatario, potrà procedere all’eventuale integrazione della documentazione al momento della pubblicazione di un nuovo bando. In caso di esclusione dalla graduatoria o di una posizione non convincente, l’interessato potrà presentare un ricorso, purché corredato da apposita motivazione. Il Comune di Bologna ha messo a disposizione il servizio online “Partecipa ai bandi Edilizia Residenziale Pubblica”. Obbligatorie le credenziali Spid. Altro requisito comune ai vari territori.

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