Malattia e contributi figurativi: scopriamo come funziona il calcolo

Oggi parleremo di malattia e contributi figurativi, con riferimento alle modalità di calcolo e agli obblighi della visita fiscale.

A partire dal 2012 i lavoratori hanno la possibilità di accreditare un periodo di contribuzione figurativa per malattia di massimo 22 mesi. Tale calcolo non tiene conto del periodo temporale in cui si collocano gli eventi di malattia.

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Ad ogni modo, l’ordinamento giuridico italiano offre tutela in caso di malattia o infortunio sul lavoro per i lavoratori dipendenti, sia del settore pubblico che del settore privato.

In sostanza, il dipendente che si ammala o subisce un infortunio può rimanere a casa continuando a percepire la retribuzione al 100%.

Oltre a non perdere la retribuzione, il lavoratore ha diritto alla contribuzione figurativa durante i periodi di assenza per malattia. Così facendo, il lavoratore che si assenta per malattia non perderà il diritto alla maturazione dei contributi che danno accesso alla pensione. Lo stesso discorso vale anche in caso di infortunio sul lavoro.

Malattia e contributi figurativi: facciamo chiarezza

Affinché un lavoratore possa avere diritto all’accredito gratuito dei contributi figurativi è necessario che egli abbia effettuato un versamento contributivo settimanale, prima del periodo di malattia o infortunio.

Tali periodi non devono avere avuto una durata inferiore a 7 giorni.

È inoltre necessario che, sia la malattia che l’infortunio, siano certificati da un medico. Questo documento è richiesto quando l’INPS non provvede al pagamento dell’indennità di malattia.

Prima del 1 gennaio 2012, i lavoratori avevano la possibilità di vedersi accreditati fino ad un massimo di 12 mesi, nell’arco dell’intera vita lavorativa.

Successivamente, con l’approvazione dell’articolo 1 del decreto legislativo 564/1996, è stata introdotta una modifica che ha incrementato il suddetto periodo.

Di fatto, a partire dal 1 gennaio 1997, i lavoratori hanno diritto a due mesi di malattia, per ogni tre anni di lavoro, fino al raggiungimento di un periodo massimo di 22 mesi.

Poi, dal 1 gennaio 2012, si è stabilito che il limite massimo accreditabile sia di 96 settimane, ovvero 22 mesi, nell’arco dell’intera carriera lavorativa.

Cosa succede per la malattia che eccede i 22 mesi?

In base a quanto stabilito dall’articolo 45 della legge 183/2010, al lavoratore è riconosciuta la contribuzione figurativa anche per i periodi che eccedono i 22 mesi. Tuttavia, in questo caso è necessario che l’assicurato sia diventato permanentemente e totalmente inabile a svolgere qualsiasi attività lavorativa, a causa di un infortunio sul lavoro.

Inoltre, l’assicurato ha la possibilità di valorizzare il periodo di inabilità ai fini pensionistici rinunciando alla pensione di inabilità.

Per accedere a quest’opportunità è necessario che i periodi per i quali è possibile derogare il limite di durata siano collocati in data successiva al 31 dicembre 1996.

I periodi di malattia hanno validità ai fini pensionistici?

In alcuni casi i periodi di malattia e infortunio hanno una validità ridotta ai fini della maturazione del diritto alla pensione.

Questi periodi, infatti, allo stesso modo dei contributi dati dalla disoccupazione indennizzata, non servono a perfezionare il requisito contributivo di 35 anni, utile ad accedere alla pensione di vecchiaia (secondo il sistema misto).

Per questo motivo, può accadere che i periodi di malattia rappresentino un ostacolo al raggiungimento del requisito contributivo, ad esempio:

  • per accedere a Opzione donna
  • per accedere alle quote riservate ai lavoratori usuranti.

Tuttavia, è opportuno specificare che questo limite influisce solo sul requisito contributivo dei lavoratori che operano nel settore privato. Infatti, nulla in merito è previsto negli ordinamenti delle casse e dei lavoratori pubblici.

Malattia e contributi figurativi: cos’è la visita fiscale?

A proposito di malattia e contributi figurativi scopriamo cos’è la visita fiscale.

Quando si parla di visita fiscale si fa riferimento ad una visita medica effettuata al domicilio del lavoratore, che si è assentato per malattia o infortunio. Si tratta di un accertamento eseguito dai medici fiscali dell’INPS, nel rispetto delle cosiddette fasce di reperibilità.

La visita fiscale può essere effettuata su richiesta del datore di lavoro, che si fa carico delle spese, o dell’Istituto di previdenza.

Lo scopo della visita è quello di verificare l’effettivo stato di malattia del lavoratore dipendente che si è assentato dal lavoro.

In base a quanto stabilito dalla Riforma Madia, le visite fiscali prevedono diverse fasce di reperibilità tra dipendenti pubblici e dipendenti privati.

In particolare:

  • I dipendenti pubblici possono essere sottoposti ad accertamento fiscale dalle ore 9:00 alle ore 13:00, dalle ore 15:00 alle 18:00.
  • I dipendenti del settore privato possono essere sottoposti a visita fiscale dalle ore 10:00 alle ore 12:00, dalle ore 17:00 alle ore 19:00.

Il lavoratore, durante l’assenza per malattia o infortunio, è obbligato a farsi trovare a casa nelle suddette fasce orarie. Ci stiamo riferendo alla cosiddetta reperibilità. Qualora non dovesse essere rispettata, per motivi non urgenti o gravi, il lavoratore può essere sanzionato per assenza ingiustificata, con una decurtazione della retribuzione pari al 100% per i primi 10 giorni di malattia e al 50% per i giorni successivi.

Ad ogni modo, è possibile accedere all’esenzione delle visite fiscali per coloro che non possono rispettare la reperibilità per cause di forza maggiore o per accertamenti specialistici durante tali fasce orarie.

Per evitare di incorrere in sanzioni, il lavoratore che sa di non poter rispettare le fasce di reperibilità deve effettuare comunicazione al datore di lavoro.

Cosa fare in caso di malattia

Il dipendente che si trova in una condizione di malattia ed incapacità temporanea di svolgere il suo lavoro devie chiedere un certificato di malattia al proprio medico curante. Sarà compito del medico effettuare trasmissione del certificato all’INPS, in modalità telematica.

L’operazione deve essere effettuata immediatamente o entro il giorno successivo alla visita. È compito del lavoratore controllare sempre che i dati inseriti siano corretti. Dopotutto, per qualsiasi errore presente nel certificato medico l’unico responsabile è il lavoratore.

Dunque, è bene controllare i dati anagrafici e l’indirizzo di reperibilità durante la malattia.

Se il lavoratore viene ricoverato o ha effettuato l’accesso al Pronto soccorso deve chiedere alla struttura ospedaliera di rilasciare la certificazione che attesta il periodo di degenza. Anche in questo caso l’operazione va eseguita in modalità telematica ed è compito del lavoratore verificare che i dati inseriti siano corretti.

È opportuno ricordare che l’Inps riconosce la prestazione di malattia a partire dal giorno del rilascio del certificato. In base a quanto stabilito dalla legge, il medico non ha la possibilità di giustificare i giorni di assenza precedenti Alla visita. L’unico caso in cui l’Istituto previdenziale riconosce anche il giorno precedente, a quello in cui è avvenuto il rilascio del certificato, è in caso di giorno feriale.

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