Oggi scopriremo come incidono sulla maturazione di ferie e tredicesima, i permessi legge 104.
Il lavoratore che assiste un familiare affetto da handicap grave, riconosciuto dalla legge 104, ha il diritto a godere di permessi e congedi retribuiti.
I permessi concessi dalla legge 104 consentono al lavoratore di assentarsi per tre giorni al mese, previa richiesta al datore di lavoro. Quest’opportunità è riconosciuta solo ai lavoratori dipendenti, sia del settore pubblico che del settore privato.
Dallo scorso anno è stata introdotta un’importante novità che riguarda il referente unico. In sostanza, è possibile fornire cura e assistenza al disabile, ripartendo l’onere con un altro o con altri familiari. In questo caso, però, il periodo di permesso non viene raddoppiato o triplicato. Semplicemente, la legge 104 riconosce l’opportunità a più lavoratori di beneficiarne per lo stesso disabile.
Ad ogni modo, oggi scopriremo come i permessi e i congedi legge 104 influiscono sulla maturazione di ferie, tredicesima e TFR. Infine, daremo un’occhiata anche all’incidenza sul calcolo della pensione.
Permessi legge 104: come incidono sulle ferie
I permessi riconosciuti dalla legge 104 ai lavoratori che assistono un familiare affetto da handicap grave, non incidono sulla maturazione delle ferie.
In sostanza, il lavoratore che si assenta dal lavoro per tre giorni al mese per offrire cura e assistenza al familiare disabile, non solo percepisce ugualmente la sua retribuzione al 100%, ma si vedrà riconosciuti le quote di ferie, tredicesima e TFR come se avesse prestato normalmente la propria attività lavorativa.
Diverso è il discorso per il congedo straordinario, che è riconosciuto ai lavoratori che assistono un familiare disabile, ai quali è concessa la possibilità di assentarsi per un periodo di due anni, per l’intera durata della carriera lavorativa.
In questo caso, la disciplina relativa alla maturazione di ferie, tredicesima e TFR è decisamente diversa.
Di fatto, in base al Decreto Legislativo 119 del 2011 è stato stabilito che il lavoratore che fruisce del congedo retribuito non matura ferie, tredicesima mensilità e trattamento di fine rapporto.
L’incidenza dei permessi sulla pensione
Durante il periodo in cui il lavoratore usufruisce di permessi e congedi legge 104, è prevista una contribuzione figurativa. Questa è valida ai fini della misura e del calcolo del trattamento pensionistico.
Dunque, i lavoratori caregiver non perdono nulla dal punto di vista economico.
Dopotutto, questa categoria di lavoratori ha diritto a percepire un’indennità pari al 100% della retribuzione totale entro un tetto massimo di 37.341 euro lordi all’anno (per il 2022).
Ciò vuol dire che sulla somma riconosciuta al caregiver sarà applicata alla contribuzione figurativa pari al 33% della retribuzione totale.
Il limite massimo di contributi figurativi che è riconosciuto al lavoratore in congedo straordinario non deve superare i 12.322,53 euro.
Ciò vuol dire che complessivamente il lavoratore tra retribuzione e contribuzione dovrà rispettare un tetto massimo di 49.633,38 euro.
Dunque, tutti i lavoratori che percepiscono una RAL pari o inferiore alla suddetta cifra, durante il periodo di permesso o di congedo straordinario non perderanno nulla dal punto di vista retributivo e contributivo.
Tuttavia, i dipendenti che percepiscono un reddito annuo lordo superiore alla suddetta cifra andranno incontro anche ad una perdita economica.
Ad esempio, il lavoratore che percepisce 50.000 euro e decide di usufruire dei congedi straordinari legge 104 perderà complessivamente 26 mila euro. A questa perdita economica andranno poi aggiunte le perdite relative a straordinari, incentivi, premi di produzione e scatti di anzianità.
In tal caso, l’impatto della fruizione dei congedi straordinari riguarderà anche la pensione futura.
Infatti, se sotto l’aspetto dell’anzianità contributiva non cambia nulla, la differenza si nota al momento del calcolo dell’importo di pensione.
Il dipendente che guadagna 50.000 euro, godendo dei congedi straordinari, verserà un importo contributivo inferiore rispetto a quanto avrebbe dovuto versare perdendo, in due anni, circa 8.000 euro.
Tale perdita inciderà negativamente sul calcolo della pensione, determinando una riduzione dell’importo dell’assegno di circa 40 euro lordi al mese.