Il governo sta discutendo con i sindacati di una nuova forma di pensionamento anticipato: come funziona Quota 41?
Quota 41 è una forma di pensionamento anticipato che permette di ritirarsi dal lavoro con 41 anni di contributi, senza dover rispettare alcun requisito anagrafico.
Per il momento la misura è in fase di valutazione da parte del governo e dei sindacati, che sono alla ricerca di un accordo che, probabilmente, arriverà già nel 2024.
Sebbene il requisito contributivo di partenza sia ben definito, la misura Quota 41 sarà piuttosto selettiva nei confronti dei lavoratori.
Quali sono i requisiti necessari per accedere al pensionamento anticipato con Quota 41?
Come funziona quota 41?
A partire da questa settimana avrà inizio il confronto tra governo e sindacato, in merito alla riforma delle pensioni. Tra gli argomenti di discussione vi è anche la possibilità di estendere la misura quota 41, grazie alla quale si potrebbe superare parzialmente la legge Fornero.
Il primo incontro tra governo e sindacati è previsto per giovedì 19 gennaio. In tale occasione sarà presentata la proposta quota 41 per tutti i lavoratori. In pratica, i lavoratori che hanno versato 41 anni di contributi potranno ritirarsi dal lavoro e percepire la pensione, a prescindere dal requisito anagrafico.
Se entrambe le parti mostreranno di avere l’intenzione ad introdurre quota 41, bisognerà poi valutare le risorse disponibili per attuare la misura.
In questo modo, sarà possibile capire se già per il 2024 i lavoratori potranno accedere al pensionamento anticipato quota 41 o se saranno necessari degli step intermedi.
Molto probabilmente sono necessari circa 5 miliardi di euro affinché quota 41 possa avere il via libera già a partire dal 2024.
Ad influire sull’introduzione della forma di pensionamento anticipato ci saranno il caro di energia e il tasso di inflazione del 2023.
Per questo motivo, l’esecutivo di centro-destra, capitanato da Giorgia Meloni, e i sindacati stanno valutando la possibilità di introdurre prima una soluzione provvisoria. Si tratterebbe di quota 41 non per tutti, ma solo per alcune categorie di lavoratori.
Una misura selettiva
Attualmente i lavoratori in odore di pensione hanno già la possibilità di ritirarsi dal lavoro con 41 anni di versamenti contributivi. Tuttavia, la misura disponibile prevede che solo i lavoratori precoci possano beneficiare di quest’opportunità. Ci stiamo riferendo a coloro che hanno versato almeno un anno di contributi al compimento del diciannovesimo anno d’età.
Appartenere alla categoria dei lavoratori precoci, però, non è sufficiente per usufruire di quest’opportunità. Infatti, la misura è rivolta a disoccupati, invalidi, caregiver e i lavoratori addetti alle mansioni gravose.
In attesa che giovedì 19 gennaio avvenga il confronto tra governo e sindacati, si ha la certezza che il 2024 non sarà l’anno in cui potremo dire addio alla legge Fornero.
Inoltre, si sta diffondendo l’ipotesi di una Quota 41 selettiva, alla quale potranno accedere solo alcune categorie di lavoratori.
In base alle stime del Ministero del Lavoro, i soggetti interessati dovrebbero essere circa 10.000. Fermo restando che le aspettative dei sindacati sono decisamente più alte.
Per questo motivo è probabile che i sindacati si opporranno alla misura, chiedendo che vengano allargate le maglie.
L’opzione del ricalcolo contributivo
Affinché venga dato il via libera a quota 41 potrebbe essere prevista una penalizzazione dal punto di vista del ricalcolo contributivo. Di fatto, nel disegno di legge presentato dalla Lega, nella legislatura precedente era stato proposto un ricalcolo interamente contributivo per coloro che accedono a quota 41.
Sebbene i sindacati si siano sempre opposti a questa possibilità, la misura di pensionamento anticipato prevede già una penalizzazione sugli importi della pensione. Infatti, il sistema di calcolo contributivo tende a penalizzare i lavoratori che accedono alla pensione in via anticipata.
A conti fatti i lavoratori che decidono di ritirarsi dal lavoro ricorrendo a quota 41 perdono il 9% (gli uomini) e il 12% (le donne) sul valore della pensione.
Con la penalizzazione, il taglio potrebbe arrivare addirittura al 20-30% dell’importo. È, dunque, altamente probabile che i sindacati si opporranno ad una tale proposta.