Gli anni di cassa integrazione valgono per la pensione? La risposta che non ti aspetti

I lavoratori in cassa integrazione rischiano di avere una pensione più bassa? Lo scopriremo in questo approfondimento.

Il tema pensione è sempre molto sentito dai lavoratori, specialmente se si teme di avere un assegno dall’importo basso.

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La cassa integrazione è un’indennità pagata dall’INPS ai dipendenti di aziende che devono riorganizzare l’azienda e necessitano di un’integrazione salariale. Esiste la cassa integrazione ordinaria per i dipendenti di imprese industriali, speciale per i dipendenti di imprese artigiane e industriali e straordinaria per le imprese del settore industriale con più di 15 dipendenti, le imprese del settore edile e le aziende commerciali con più di 200 dipendenti. Indipendentemente dalla tipologia di cassa integrazione, i periodi di “non lavoro” sono utili ai fini pensionistici. Risultano, infatti, coperti dai contributi figurativi versati dall’INPS (non dal lavoratore né dal datore di lavoro). L’Ente della Previdenza sociale dovrà versare i contributi direttamente sul conto assicurativo del contribuente durante i periodi di interruzione o riduzione dell’attività lavorativa.

Cassa integrazione e contributi ai fini della pensione

Quando c’è la cassa integrazione nel conteggio della pensione concorrono non i contributi obbligatori bensì quelli figurativi. L’erogazione spetta all’INPS ma a quanto ammontano le somme versate? I contributi figurativi vengono conteggiati tenendo conto dell’importo della retribuzione usata per il calcolo dell’indennità di mobilità o l’integrazione salariale che corrisponde all’80% dello stipendio.

In termini pratici, questa differenza percentuale si traduce in un assegno pensionistico più basso di qualche decina di euro per il lavoratore che è stato fermo.

Importanti dettagli da conoscere

Affinché ci sia questa affinità tra cassa integrazione e pensione con l’erogazione dei contributi figurativi è necessario che si verifichi una condizione. Il lavoratore dovrà aver svolto almeno una settimana di lavoro prima del periodo di interruzione dell’attività lavorativa. Ciò significa che dovrà aver versato almeno un contributo obbligatorio settimanale su cui verranno applicate, poi, le aliquote di calcolo della contribuzione.

Come già detto, tale condizione dovrà verificarsi indipendentemente dalla tipologia di cassa, ordinaria, speciale e straordinaria. Interessati alla questione sono, dunque, gli operai, gli intermedi, gli impiegati amministrativi e tecnici, quadri, soci di cooperative di produzione e lavoro, lavoratori assunti con benefici contributivi e lavoratori a tempo indeterminato dipendenti di cooperative agricole soggette alla cassa integrazione.

Sono esclusi dalla misura le Partite IVA, i collaboratori occasionali e i lavoratori con contratto a progetto.

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