Il Governo Meloni lo aveva promesso: per i bene informati c’era, sin dall’inizio, ben prima di vincere le elezioni, “la voglia” di spazzare via uno dei provvedimenti più invisi a quella che fino a poco tempo prima era la coalizione di opposizione. Stiamo parlando del reddito di cittadinanza.
La neo Premier, in tal senso, era stata chiara anche sin dalle prime battute della campagna elettorale: soldi sprecati, ma soprattutto fin troppo scarsi gli incentivi e gli strumenti che consentivano di trovare lavoro ad una buona percentuale di soggetti.
Tutto questo, dal momento che quello dei Cinque Stelle non era mai stato visto come un reddito di povertà, pareva chiaro, al gruppo di Centro Destra, vista anche l’onda umana di casi di illegalità, che il progetto di Grillo e soci, a loro modo di vedere, era ed è fallito.
Inoltre, appariva chiaro, sin da subito, che i soldi che sarebbero stati “recuperati” dal reddito di cittadinanza, potevano e dovevano essere investiti in settori che da tempo attendevano un cambiamento epocale, come quello delle pensioni degli italiani.
Facciamo un passo indietro, e torniamo per un attimo al 2019, anno di nascita di un provvedimento, in qualsiasi modo lo si voglia vedere, epocale e storico. Mentre è notizia ufficiale che chi gode da gennaio di quest’anno del rinnovo del reddito di cittadinanza, dovrà rassegnarsi a perdere per sempre il privilegio, tra sette mesi, quando a luglio 2023 non ci sarà, per nessuno, più nessun rinnovo. Tranne che in alcuni casi, vedremo tra poco quali sono le eccezioni.
Nel 2019, l’allora Governo dei Penta Stellati, decide di mettere in atto un regime di reddito di cittadinanza, concepito per alleviare la povertà, ma soprattutto per combattere la disoccupazione.
Reddito di Cittadinanza: ecco cosa accadrà a breve
È stata una delle promesse elettorali chiave del movimento Cinque Stelle, che ha governato il Paese insieme alla Lega sin dalle elezioni del 2018. Il governo del tempo affermava che coloro che sarebbero stati inclusi nel progetto, avrebbero firmato una sorta di patto per l’occupazione, o meglio sarebbe definirlo un patto di inclusione sociale, con i destinatari delle risorse che però andavano instradati sulla concreta possibilità di essere reinseriti nelle realtà lavorative.
Il governo dei Cinque Stelle affermava, giustificando la sua scelta, di voler affrontare la povertà e la disoccupazione e di far corrispondere meglio la domanda e l’offerta del mondo del lavoro.
L’esecutivo del tempo prometteva di affrontare la povertà, che era salita ai livelli più alti da oltre 10 anni al momento delle elezioni del 2018. Un altro paese europeo che ha tentato di istituire il reddito di cittadinanza è stata la Finlandia, ma la nazione scandinava lo ha demolito dopo due anni, con i pagamenti finali effettuati a gennaio 2019. Il processo ha visto 2.000 finlandesi disoccupati, scelti a caso, ricevere 560 euro al mese indipendentemente dal fatto che abbiano trovato lavoro in quel periodo o meno.
Sarà questo lo stesso destino dell’Italia con il nuovo Governo Meloni? A quanto pare dovrebbe essere così. Tutto avrà fine nel prossimo mese di luglio. La neo premier prevede che il reddito di cittadinanza sarà alla fine solo “un privilegio” destinato alle famiglie con figli disabili a carico. Insomma, un aiuto concreto per chi davvero vive situazioni di sofferenza che richiedono un intervento eccezionale.