Come andare in pensione nel 2023? Facciamo un excursus tra i vari scivoli pensionistici attivi nell’anno nuovo.
Il 2023 è arrivato, la manovra fiscale è stata definita, non rimane che conoscere le opportunità di pensionamento.
I lavoratori in bilico tra la pensione e altri anni di occupazione possono finalmente avere un quadro chiaro delle opportunità loro offerte in questo 2023. Si attendeva la Legge di Bilancio per poter conoscere tutte le nuove misure e quelle confermate. Ora la manovra fiscale è stata approvata in via definitiva e il futuro può essere, dunque, definito. Il sistema pensionistico italiano rimane ricco di possibilità ma non tutte soddisferanno i cittadini.
La flessibilità richiesta dai lavoratori non si riscontra e c’è il ritorno di una nuova Quota. Il tempo a disposizione dell’esecutivo è stato poco – a giustificazione della mancanza di un’idea strutturale più convincente – e si spera che nei prossimi mesi possa essere elaborata una soluzione migliore per gli italiani. Nel frattempo inutile sognare ciò che non c’è. Occorre valutare gli scivoli attivi.
In pensione nel 2023, le opportunità
La pensione di vecchiaia permetterà ai nati nel 1956 il pensionamento nel 2023. Raggiungeranno, infatti, i 67 anni e avendo anche venti anni alle spalle di contributi potranno lasciare il mondo del lavoro. Naturalmente l’importo dell’assegno pensionistico dipenderà molto dai contributi maturati. Chi ha solo venti anni di contribuzione potrebbe pensare di aspettare ancora qualche anno se possibile per evitare cifre troppo basse.
I nati dal 57 al 63/64, invece, potranno approfittare la pensione anticipata ordinaria raggiungendo i 41 anni e dieci mesi i contributi se donne e 42 anni e dieci mesi se uomini. Condizione necessaria, dunque, che l’attività lavorativa sia iniziata nel biennio 1980/1982. Naturalmente gli scivoli presentati sono validi anche per i nati negli anni precedenti rispetto a quelli indicati ma che andranno in pensione solamente nel 2023.
La terza misura già nota è la pensione per i precoci. Chi è nato tra il 1965 e il 1967 e ha un anno di contributi versati prima dei 19 anni potrà andare in pensione nel 2023 a condizione che rientrino in una categoria dell’APE Sociale.
APE Sociale e Opzione donna, la proroga c’è
I nati nel 1960 raggiungendo i 63 anni possono accedere all’APE Sociale, un’indennità che accompagna fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia. La platea è, però, ristretta ai caregiver, agli invalidi con percentuale di disabilità pari o superiore al 74%, i disoccupati e gli addetti alle mansioni gravose. Altra condizione necessaria oltre l’appartenenza ad una di queste categorie è aver maturato 30 anni di contributi o 36 anni (per gli addetti alle mansioni gravose).
Chi ha svolto lavoro notturno o usurante, invece, potrà andare in pensione se nato nel 1961 o 1962. C’è poi Opzione Donna per le lavoratrici nate nel 1964 se con due figli, nel 1963 se hanno un figlio solo e nel 1963 se non hanno avuto figli. Inoltre devono rientrare in una delle tre categorie beneficiarie (disoccupate o occupate presso un’azienda in crisi, caregiver e invalide) e accettare il sistema di calcolo completamente contributivo.
Quota 103, il nuovo scivolo per la pensione
La manovra fiscale ha introdotto unicamente Quota 103. Prevede la possibilità di andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contributi. Riguarda, dunque, i nati nel 1961. Purtroppo non ha quella flessibilità desiderata dai lavoratori. Aver accumulato 41 anni di contributi significa aver iniziato a lavorare a 21 anni. Si capisce bene come la platea dei destinatari sia molto ristretta.