Novità sulle pensioni 2023, il Governo cambia la rotta

Pensioni, nel 2023 ci sarà una nuova finestra temporale che il Governo ha pensato di inserire nei piani della manovra fiscale.

Il 31 dicembre si avvicina e l’esecutivo è ancora al lavoro per perfezionare la Legge di Bilancio 2023.

pensione 2023
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Il tema pensioni è tra quelli centrali della manovra fiscale che dovrà essere definitivamente approvata entro il 31 dicembre 2022. Da settimane si rincorrono indiscrezioni per capire come i lavoratori potranno abbandonare il mondo del lavoro nel 2023 per raggiungere il tanto desiderato pensionamento. L’attesa, naturalmente, riguarda le forme di pensione anticipata che consentiranno di lasciare il lavoro prima della maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 di contributi). I lavoratori, nello specifico, vorrebbero sapere a che età potranno andare in pensione e a quali condizioni per non perdere grandi cifre sull’assegno pensionistico. Scopriamo, dunque, quali sono le ultime novità.

Pensioni 2023, quando lasciare il lavoro ad anno nuovo

Tra le misure strutturali e, dunque, sicuramente accessibili ad anno nuovo troviamo la pensione di vecchiaia, la pensione anticipata ordinaria e la pensione per i precoci. La manovra fiscale, poi, dovrebbe prorogare sia Opzione Donna che l’APE Sociale, scivoli apprezzati dai cittadini che permettono di lasciare il lavoro diversi anni prima il raggiungimento del 67 anni.

Tra i piani del Governo si pensava ci fosse, almeno fino a ieri, Quota 103. Tale forma prevede l’uscita dal mondo del lavoro a 62 anni con minimo 41 anni di contributi versati. Cinque anni di anticipo rispetto la pensione di vecchiaia, dunque, ma con un numero di contributi molto alto. Potrebbero optare per questo scivolo coloro che indicativamente hanno iniziato a lavorare a 21 anni. Ecco perché gradualmente negli anni il paletto dell’età anagrafica potrebbe cadere.

41 anni di contributi saranno sufficienti indipendentemente dall’età

Nel corso dei prossimi anni Quota 103 dovrebbe cambiare e limitarsi al requisito contributivo. Si tornerebbe a puntare, dunque, su Quota 41. Per il momento non è fattibile per i costi elevati. Di conseguenza si è dovuto optare per un paletto anagrafico. In futuro, però, se le casse dello Stato avranno le risorse necessarie le condizioni potrebbero ridursi all’unico limite dei 41 anni di contributi. Nel 2023, dunque, lo scivolo sarà Quota 103 con una platea ristretta dei beneficiati. Dal 2024, forse, assisteremo ad un nuovo cambiamento ma, come già detto, serviranno più soldi.

Ricordiamo, infine, che il Governo Meloni ha intenzione di erogare un bonus ai lavoratori che decidono di aspettare e non anticipare l’uscita dal mondo del lavoro. Il nome della misura è Bonus Maroni e prevede una decontribuzione del 9,19% mantenendo inalterato l’importo della pensione maturata nel momento del rinvio del pensionamento.

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