Buoni fruttiferi postali: in che modo proteggono dall’inflazione?

Scopiamo come agisce l’inflazione sui buoni fruttiferi postali e sei davvero in grado di proteggere il capitale.

I buoni fruttiferi postali sono uno strumento di risparmio tra i più apprezzati dagli italiani, perché permettono di ottenere rendimenti sicuri e garantiti dallo Stato.

Buoni fruttiferi postali
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Grazie a questo strumento finanziario le persone possono investire i propri risparmi in maniera conservativa. In pratica, lo scopo non è guadagnare dall’investimento, ma contrastare l’erosione del tasso di inflazione.

Scopriamo in che modo l’inflazione influisce sui buoni fruttiferi.

Buoni fruttiferi postali e il tasso di inflazione

Il tasso di inflazione rappresenta il prezzo del paniere totale in un determinato momento rispetto al mese precedente. Quest’indicatore serve ad individuare le variazioni del livello generale dei prezzi e, di conseguenza, le variazioni del potere d’acquisto della moneta.

Quando l’inflazione è alta vuol dire che i prezzi stanno rapidamente aumentando con la conseguente riduzione del potere d’acquisto dei salari e stipendi. In sostanza, l’inflazione ha la capacità di ridurre il valore reale del denaro in breve tempo.

I buoni fruttiferi postali subiscono l’effetto dell’andamento del tasso di inflazione. In particolare, il tasso influisce anche sui rendimenti dei buoni fruttiferi.

Ciò vuol dire che se il tasso d’interesse è basso, anche il rendimento dei bfp sarà basso riducendo il valore reale del buono rispetto a quanto ci si attenderebbe in un contesto d’inflazione elevata.

In ogni caso, una delle caratteristiche dei buoni fruttiferi è quella di offrire protezione contro l’inflazione. Questo è possibile perché il rendimento dei buoni è adeguato in base all’andamento dei tassi di interesse ufficiali.

Infatti, quest’anno, che è stato caratterizzato da un tasso di infrazione particolarmente elevato, Poste Italiane ha riguardato i tassi di rendimento dei vari strumenti finanziari.

Tuttavia, occorre ricordare che il rendimento del buono resta uguale per tutta la durata del titolo. In pratica, se il risparmiatore ha sottoscritto un buono all’1% e se successivamente Poste adegua il tasso di rendimento aumentandolo al 2%, il risparmiatore potrà ottenere solo il rendimento massimo che vinceva al momento della sottoscrizione. Dunque, in tal caso, l’aumento sarà profittevole solo per le nuove sottoscrizioni.

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