In base a quanto stabilito dalla normativa attualmente in vigore: il lavoratore part-time ha diritto alla legge 104?
Il contratto di lavoro part-time è un rapporto di lavoro subordinato, in cui il lavoratore presta la sua attività per un numero di ore ridotte a settimana. Il nostro ordinamento giuridico prevede diverse tipologie di lavoro part time: orizzontale, verticale e misto.
Il lavoratore assunto con contratto di lavoro part-time conserva gli stessi diritti di un lavoratore assunto full-time. Ci stiamo riferendo al diritto alla retribuzione, alle ferie, agli straordinari (che, però, in questo caso, si chiama lavoro supplementare), al versamento contributivo e così via.
Tra i diritti dei lavoratori part-time c’è anche la possibilità di usufruire di congedi e permessi concessi dalla legge 104? Se si, i permessi hanno una durata inferiore rispetto ad un lavoratore full-time?
Il lavoratore part-time ha diritto alla legge 104?
Il lavoratore assunto con contratto di lavoro part-time conserva gli stessi diritti del dipendente full time. Dopotutto, si tratta pur sempre di un contratto di lavoro e, dunque, di un accordo tra lavoratore e datore di lavoro, in cui la differenza sostanziale riguarda l’orario della prestazione di lavoro.
L’ordinamento giuridico italiano prevede che il contratto di lavoro full-time abbia una durata di 40 ore a settimana. Dunque, tutti i contratti che prevedono una durata oraria inferiore a 40 ore sono da considerarsi contratti part-time.
Il contratto di lavoro part-time può essere di tipo orizzontale, verticale o misto.
Il lavoratore che sottoscrive un contratto di lavoro part-time orizzontale, accetta di prestare la sua attività rispettando un orario ridotto rispetto a quello ordinario. Ciò vuol dire che egli lavora tutti i giorni, ma con un numero di ore inferiore rispetto ai colleghi full-time.
Il contratto di lavoro part time verticale, invece, prevede che il lavoratore lavori solo in alcuni specifici giorni della settimana. Ma, in questo caso, è previsto un orario di lavoro giornaliero full-time.
Infine, c’è il contratto di lavoro part-time misto, che permette di combinare gli altri due contratti.
Il lavoratore part-time ha gli stessi diritti dei suoi colleghi a tempo pieno. Tuttavia, lo stipendio viene calcolato in base alle ore svolte e, per questo motivo, il dipendente percepirà una paga inferiore rispetto a un collega full-time.
Tra i diritti conservati dal lavoratore part-time ci sono anche le disposizioni della legge 104.
Quali sono i diritti del dipendente?
In base a quanto stabilito dalla legge 104, confermato da una recente sentenza della Corte di Cassazione, ai lavoratori part-time sono riconosciute le disposizioni della normativa del 1992. In sostanza, è fatto salvo il diritto del dipendente, sia del settore pubblico che del settore privato, di assistere il familiare disabile, beneficiando della tutela concessa dalla legge 104.
Pertanto, anche il lavoratore part-time ha diritto ad assentarsi dal lavoro, senza rinunciare alla propria retribuzione.
Inoltre, nonostante il lavoratore abbia un contratto a tempo ridotto rispetto a quello ordinario, non è prevista alcuna variazione in merito ai giorni di permesso retribuiti. Ciò vuol dire che, il dipendente part-time ha diritto a tre giorni di permessi retribuiti, ogni mese, per assistere il familiare affetto da handicap grave.
Il caso della sentenza
A ribadire in diritto del lavoratore part-time a godere dei giorni di permesso retribuiti, in virtù della legge 104, ci ha pensato una recente sentenza della Corte di Cassazione.
Il caso, che ha determinato la sentenza, riguardava una lavoratrice, dipendente di Poste Italiane, assunta con contratto di lavoro a tempo parziale.
La dipendente chiedeva di usufruire di tre giorni di permesso retribuito al mese, per assistere un familiare affetto da grave disabilità.
Poste aveva accordato solo due giorni di permesso, in virtù del contratto di lavoro part-time.
I giudici della Corte di Cassazione, però, hanno ritenuto inammissibile la rideterminazione unilaterale del numero di giorni di permesso retribuiti.
Nell’emettere la sentenza, la Cassazione ha ricordato che i permessi retribuiti concessi dalla legge 104 rappresentano l’attuazione del diritto alla salute sancito dalla Costituzione italiana. Per tale ragione, nessun datore ha la facoltà di privare un dipendente del proprio diritto ai permessi o di ridurne la durata.