La recessione del Sud Italia: manca poco al disastro economico

In base alle stime del rapporto Svimez 2022, la recessione del Sud Italia è vicinissima. Il Pil potrebbe essere in negativo e la povertà galoppa implacabile.

Stanto al Report presentato alla Camera, la situazione economica del centro nord è rimasta positiva nel 2022, nonostante tutte le difficoltà del caso. Tuttavia, a destare particolare preoccupazione è la situazione nel meridione d’Italia dov’è il file potrebbe contrarsi fino ad un -0,4%.

La recessione del Sud Italia
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È dunque evidente che la crisi energetica ed economica che ha caratterizzato gli ultimi 12 mesi, ha colpito con maggiore durezza le famiglie e le imprese del Sud Italia.

Tutto ciò ha inciso negativamente sulla povertà assoluta di numerosi nuclei familiari.

Quali sono le ragioni della possibile recessione del sud Italia? Perché c’è ancora un importante divario tra nord e sud?

La ricezione del sud Italia: ecco cosa sta accadendo

Svimet, un’associazione privata senza fini di lucro che si occupa dello studio delle condizioni economiche del mezzogiorno d’Italia, ha realizzato un report presentato alla Camera. Il documento presenta diverse criticità che mostrano come l’economia del Mezzogiorno d’Italia sia a rischio recessione, nel 2023.

Ad influire negativamente su una condizione economica già precaria ci hanno pensato la crisi energetica ed economica. Questi due fenomeni, che hanno caratterizzato tutto il 2022, hanno avuto un effetto shock sulle famiglie e le imprese meridionali.

Per dovere di cronaca, è giusto ricordare che anche le famiglie le imprese del centro nord hanno subito un duro colpo dalla situazione di crisi. Tuttavia, nonostante il forte rallentamento, che ha caratterizzato l’economia di tutto il paese, nelle regioni del centro nord si registra comunque un andamento positivo.

Ciò che è emerso dal rapporto è che a causa dei rincari energetici e dei generi di prima necessità, nelle regioni del sud Italia, è previsto un aumento della povertà assoluta. In base alle stime l’incremento potrebbe essere di circa un punto percentuale che porterebbe ad un complessivo 8,6% della popolazione.

Il rapporto sottolineato come la distribuzione della povertà assoluta sia estremamente eterogenea, facendo registrare un aumento di 2,8 punti percentuale nelle regioni meridionali, rispetto allo 0,3% del Nord e allo 0,4% delle Regioni del centro.

Insomma è evidente che la situazione più critica caratterizza proprio le regioni meridionali.

Stanto al rapporto di Svimez 2022, si calcola che la crisi economica attuale abbia prodotto 760 mila nuovi poveri, per un totale di 287mila nuclei familiari.

Le ragioni del divario sud-nord

Degli oltre 760mila nuovi poveri, dovuti alla crisi economica dell’ultimo anno, circa mezzo milione si concentrano nelle regioni del sud Italia.

Il rapporto Svimez 2022 ha individuato come possibile causa della maggiore diffusione della povertà nelle regioni del Mezzogiorno, la presenza di nuclei familiari più numerosi.

In particolare, nelle regioni del sud Italia le famiglie sono caratterizzate da un numero di componenti maggiore di 3, con minori a carico.

Per queste categorie di cittadini è segnalato un elevato rischio di povertà rispetto alle famiglie meno numerose.

Per quanto invece riguarda l’impatto che il caro energia ha avuto sul tessuto industriale del paese, le stime individuano un aumento di prezzi in bolletta di 42,9 miliardi di euro. Di questi, circa il 20%, ovvero 8,2 miliardi, grava sulle imprese delle regioni del sud Italia. Dove, va sottolineato, il tessuto imprenditoriale contribuisce al valore aggiunto dell’industria nazionale solo per il 10%.

Cosa intende fare il Governo

Per mitigare il divario tra nord e sud, il Governo ha effettuato diversi interventi già durante il periodo di pandemia. In tale occasione, l’esecutivo ha bloccato i licenziamenti e erogato ammortizzatori sociali in deroga. Queste misure hanno avuto il merito di tamponare le emergenze sociali senza risolvere concretamente la situazione.

È altresì vero che le misure hanno avuto un effetto positivo perché hanno mitigato le disuguaglianze.

A conti fatti, senza questi interventi di salvaguardia, le famiglie povere sarebbero state circa 2,5 milioni di euro. In sostanza, senza le erogazioni, i poveri sarebbero stati il 9,4% anziché il 7,7% della popolazione.

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