Il supplemento di pensione può essere richiesto dai cittadini in pensione che continuano a svolgere un’attività lavorativa.
I pensionati che lavorano pur ricevendo l’assegno pensionistico possono integrare i contributi maturati dopo la decorrenza del trattamento.
La Legge italiana consente ai cittadini che vanno in pensione di poter continuare a lavorare rispettando determinate condizioni. Sono numerosi gli italiani che compiono questa scelta per aumentare l’entrata mensile in modo tale da continuare ad avere un tenore di vita adeguato. Gli assegni pensionistici nella nostra nazione, infatti, sono molto bassi soprattutto se calcolati con sistema contributivo puro. Da qui la decisione di non concedersi subito il meritato riposo pur avendo raggiunto l’età pensionabile.
La normativa, dunque, stabilisce che occorre cessare l’attività lavorativa nel momento in cui si richiede la pensione ma nulla vieta di riprendere poi a lavorare successivamente. In questo modo ricominceranno anche i versamenti contributivi nelle casse INPS con conseguente aumento dell’assegno pensionistico grazie al supplemento di pensione.
Il supplemento di pensione è un incremento dell’assegno pensionistico corrisposto dall’INPS previa domanda dell’interessato. L’aumento dipenderà dai contributi maturati nei periodi successivi alla decorrenza della pensione. Non solo, la contribuzione versata dopo la decorrenza del primo supplemento permetterà la liquidazione di altri supplementi aggiuntivi fino a che si continuerà a a lavorare.
La richiesta di supplemento può essere inoltrata la prima volta dopo cinque anni dalla data di pensionamento. Le domande successive dovranno rispettare lo stesso limite minimo di tempo. C’è un’eccezione. Si può far domanda di incremento dell’assegno dopo due anni dal momento della decorrenza della pensione (oppure dell’ultimo supplemento richiesto) una sola volta e a condizione che si siano spente 67 candeline (requisito anagrafico di accesso alla pensione di vecchiaia nel 2023).
La decorrenza della prestazione scatta il primo giorno del mese successivo alla data di presentazione dell’istanza. Una puntualizzazione molto importante. Il supplemento non prevede il conteggio degli arretrati ritardando l’inoltro della domanda. Non conta, dunque, che il diritto sia stato maturato prima della presentazione della richiesta di incremento pensionistico.
Il supplemento di pensione nel 2023 spetta ai pensionati percettori di pensione principale, supplementare o di assegno ordinario di invalidità solo a condizione che soddisfino alcuni requisiti.
I richiedenti dovranno essere iscritti alla
Possono richiedere la prestazione anche
a condizione che si conteggino i contributi maturati successivamente al 1° gennaio 1996 nell’Assicurazione Generale Obbligatoria (DL 29 giugno 1996 numero 414).
Tra i richiedenti la prestazione citiamo, poi, i lavoratori che hanno ottenuto il trattamento pensionistico tramite Istituto di cumulo dei periodi assicurativi. Condizione necessaria che dopo la decorrenza della pensione continuino a lavorare o comunque a versare contributi in una Gestione interessate dal cumulo. Tale Gestione dovrà, però, prevedere nel proprio ordinamento la possibilità di accedere al supplemento di pensione.
Qualora il pensionato dovesse morire, i contributi maturati successivamente alla decorrenza della pensione verrebbero computati d’ufficio per incrementare la pensione di reversibilità erogata ai superstiti. Non conta che il defunto abbia o meno utilizzato in precedenza tali contributi per supplementi nella pensione diretta.
Concludiamo ricordando che i pensionati hanno il diritto di far valere anche i periodi di lavoro all’estero in Paesi Extracomunitari (a condizione che siano convenzionati con l’Italia) nel conteggio dei periodi di assicurazione da utilizzare per calcolare il supplemento di pensione.
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