Apple si ritrova nuovamente al centro di una diatriba ed è attenzionata e indagata da parte delle autorità. Sono in qualche modo coinvolti in questa indagine anche gli utenti?
Non è la prima volta che la società americana si trova a dover giustificare in qualche modo le scelte fatte e il modo in cui vengono gestiti i rapporti con gli utenti, i rapporti con gli eventuali sviluppatori di app per i propri sistemi operativi e i concorrenti.
Il nuovo comunicato stampa pubblicato sul sito ufficiale dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato non è quindi del tutto nuovo, dato che si concentra di nuovo sull’esame approfondito di una delle nuove e più recenti politiche messe in campo e che, almeno in teoria, dovrebbe invece aiutare proprio quegli stessi utenti che invece, questo è il ragionamento dell’autorità, risultano in qualche modo danneggiati. Il procedimento che si è aperto nel nostro Paese è il secondo nel giro di pochi giorni dopo quello che la Commissione Europea ha avviato riguardo il modo in cui Apple gestisce il suo sistema di pagamento mobile.
Il nome della società della Mela e l’espressione “abuso di posizione dominante” nel corso di diversi anni si sono ritrovati più volte nelle stesse frasi. Diverse sono state le occasioni in cui la società fondata da Steve Jobs si è trovata a dover spiegare e in qualche caso a dover pagare proprio a causa delle politiche applicate agli utenti e agli sviluppatori di terze parti. Ed è proprio sugli sviluppatori di terze parti e sul modo in cui presumibilmente Apple cercherebbe di avere un vantaggio che si concentra la nuova istruttoria dell’autorità AGCM.
Nel comunicato stampa si chiarisce che la questione riguarda la nuova politica sulla privacy, che è stata oggetto anche di molti spot pubblicitari in cui l’utente con un semplice tocco vedeva sparire tutti coloro i quali avrebbero potuto avere accesso ai suoi dati personali. Ma, ed è questo quello su cui si vuole concentrare l’analisi dell’Autorità, sembra esserci un sistema in cui le app prodotte da Apple sono trattate in maniera leggermente diversa rispetto alle app di terze parti già a partire da come è organizzato il prompt per chiedere o meno il tracciamento dei dati personali. La società, si legge nel comunicato, impone ai developer di terze parti di utilizzare un prompt che ha una formulazione linguistica leggermente diversa e un po’ più aggressiva nel momento in cui agli utenti deve essere chiesto se desiderano o meno che i propri dati personali siano tracciati.
Questo prompt risulta diverso nella formulazione e nella disposizione delle opzioni per le app prodotte da Apple, favorendo in questo modo l’autorizzazione al trattamento dei dati personali da parte di Apple e sfavorendo invece quella ai developer di terze parti. Un’altra questione importante riguarda la disponibilità dei dati di profilazione degli utenti che sono concessi agli sviluppatori di terze parti: anche in questo caso Apple utilizza per sé uno strumento che si chiama Ads Attribution e che risulta estremamente più preciso e dettagliato di quello cui invece viene affidato uno sviluppatore di terze parti che voglia creare una campagna pubblicitaria. Tutto questo ha fatto avviare la nuova istruttoria in cui ovviamente gli utenti non sono coinvolti se non come fruitori finali di un sistema che risulta, un’altra volta, decisamente sbilanciato e che quindi può aver leso alcuni diritti.
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