Il Governo ha annunciato il taglio del cuneo fiscale. Quali contribuenti sono avvantaggiati e quali conseguenze ha la manovra?
Il taglio del cuneo fiscale è molto atteso dai dipendenti, sia pubblici sia privati. Non riguarda, invece, i pensionati.
Uno dei dubbi principali legati alla manovra finanziaria riguarda le possibili conseguenze della riduzione delle tasse sui versamenti previdenziali. Essendoci una trattenuta minore, infatti, potrebbe esserci il rischio di una simultanea diminuzione dei contributi accreditati ai fini della pensione.
L’operazione, invece, non avrà risvolti sul montante contributivo dei lavoratori coinvolti, ma altre conseguenze fiscali. Scopriamo quali saranno.
Il cuneo fiscale indica il totale delle imposte, dirette e indirette, e dei contributi previdenziali che influiscono sul costo del lavoro. In altre parole, consiste nella differenza tra la retribuzione lorda corrisposta dal datore di lavoro e lo stipendio netto percepito dal dipendente.
Nel nostro Paese, la percentuale del cuneo fiscale è del 45,9%; si tratta di uno dei valori più alti tra le Nazioni dell’OCSE (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). In pratica, per 100 euro versati dal datore al lavoratore, ben 45,90 euro costituiscono tasse e contributi.
Il cuneo fiscale, dunque, è formato in parte dai contributi previdenziali e assistenziali che il datore e il lavoratore sono obbligati a versare in vista della pensione futura e, in parte, dalle tasse dirette e indirette sul reddito, che sono oggetto di trattenuta in busta paga e di conguaglio tramite Dichiarazione dei Redditi.
L’attuale sistema contributivo calcola l’ammontare delle pensioni sulla base dei versamenti maturati nell’arco dell’intera vita lavorativa del contribuente. In pratica, maggiore è l’anzianità contributiva raggiunta e più elevato sarà l’importo della pensione; allo stesso tempo, minori sono i contributi e più bassi saranno gli assegni.
C’è, quindi, la necessità di colmare la quota di versamenti non trattenuti, per operare il taglio del cuneo fiscale.
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Il taglio del cuneo fiscale comporta un aumento inevitabile delle retribuzioni nette ma, allo stesso tempo, non incide negativamente sul montante contributivo. Questo perché è fatta salva l’aliquota di calcolo delle pensioni, che serve a determinare il montante contributivo da prendere in considerazione per l’erogazione dell’assegno pensionistico.
Quello di preservare le pensioni è un atto dovuto, alla luce anche dell’aumento dell’età pensionabile a 67 anni. Un taglio ai versamenti contributivi, infatti, avrebbe ulteriormente innalzato i requisiti anagrafici per la pensione.
Si tratta, dunque, di una riduzione contributiva, ossia una specie di anticipazione in busta paga della cifra che, normalmente, il contribuente dovrebbe accantonare per assicurarsi una pensione adeguata.
È il Governo che copre la quota di versamenti mancanti. A tal fine, infatti, sono stati destinati 3 miliardi di euro, per il periodo compreso tra luglio e dicembre 2023.
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